La Nuova Sardegna

Sassari

Giunta regionale, via al valzer del rimpasto: lasciano gli assessori Demuro e Falchi

di Umberto Aime
Giunta regionale, via al valzer del rimpasto: lasciano gli assessori Demuro e Falchi

L’assessore alle Riforme si è già dimesso, oggi se ne andrà anche quello all’Agricoltura. Rossomori fuori dalla maggioranza. Pigliaru per ora mantiene i due interim

07 dicembre 2016
3 MINUTI DI LETTURA





CAGLIARI. A sorpresa il rimpasto in Giunta è cominciato molto prima del previsto. A uscire subito di scena per «motivi strettamente personali», dichiarazione testuale, è stato Gianmario Demuro, assessore al Personale e alle riforme. Si sapeva che era in bilico da mesi dopo aver divorziato dal capocorrente, Renato Soru, ma ad accelerare l’addio è stata la vittoria schiacciante del No, domenica. Costituzionalista, professore universitario a Cagliari, Demuro s’era schierato sin da subito a favore del Sì: è andata male, malissimo, e si è dimesso.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.14529318:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.14529318:1653444199/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

C’è dell’altro: stamattina il presidente Francesco Pigliaru perderà anche un altro assessore: Elisabetta Falchi, imprenditrice, scelta nel 2014 dai Rossomori per l’Agricoltura. Questa volta sì che lo strappo è e sarà tutto politico: gli ex sardisti di Gesuino Muledda hanno deciso di abbandonare Giunta e maggioranza. Era nell’aria da tempo, oggi arriverà la conferma ufficiale, con tanto di conferenza stampa, presente anche l’assessore dimissionario, per smentire le voci su possibili contrasti interni fra i Rossomori.

Il motivo del secondo addio in poco più di ventiquattr’ore? La discesa in campo di Pigliaru per il Sì, per cominciare, ma anche «la tanta insofferenza, non da oggi, per una Giunta inadeguata». La sintesi della giornata non può che essere questa: un cataclisma. Con il presidente Pigliaru ancora indeciso se tenere per sè i due assessorati all’improvviso vuoti e svuotati, oppure scegliere subito i successori. Prenderà tempo, aspetterà di capire i tempi del rimpasto e le intenzioni degli alleati prima di decidere. Anche se circolano con insistenza i nomi di due papabili: Filippo Spanu, attuale capo di gabinetto del governatore, potrebbe andare alle Riforme, e Luca Saba, direttore generale della Coldiretti sarda, all’Agricoltura.

[[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.14529317:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.14529317:1653444199/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]][[atex:gelocal:la-nuova-sardegna:site:1.14529317:gele.Finegil.Image2014v1:https://www.lanuovasardegna.it/image/contentid/policy:1.14529317:1653444199/image/image.jpg?f=detail_558&h=720&w=1280&$p$f$h$w=d5eb06a]]

Il saluto. Demuro non ha partecipato alla prima riunione di Giunta dopo il referendum, ieri. Con il presidente s’è incontrato invece di prima mattina, dopo essere salito fino alla collinetta di Villa Devoto, perché in questi giorni quando qualcuno si dimette l’arrampicata dalla pianura a un Colle deve comunque farla: sembra essere diventato un rituale. Il loro è stato un colloquio fitto, per poi far sapere – via mail – che «le dimissioni erano state concordate prima del referendum» e qualunque fosse stato il risultato del voto. Dunque, per Pigliaru non è stato un fulmine al ciel sereno.

I due s’erano messi d’accordo, ma hanno saputo mantenere il segreto. Fino alla sconfitta, anche il governatore era a favore del Sì, incassata insieme domenica e che ha convinto l’assessore a ribadire la richiesta. Avanzata già a giugno e però in quell’occasione respinta dal presidente. Questa volta non c’è stato nulla da fare: le esigenze personali, miste all’amarezza referendaria, hanno avuto la meglio. Così poco prima di mezzogiorno, Demuro ha formalizzato le dimissioni, che sono state protocollate, ha salutato funzionari e impiegati dell’assessorato ed è andato via. All’inizio della Giunta, Pigliaru ha comunicato le dimissioni agli altri assessori.

Dicono senza aggiungere commenti e neanche aprire dibattiti, seppure in chiusura una riunione di «stretta politica» ci sarebbe stata ma con l’impegno condiviso: niente deve trapelare e nulla è trapelato. Ma si sa che il presidente non l’ha presa bene anche se il saluto era stato concordato almeno un mese fa. Comparso in serata nella buvette del Consiglio regionale e provato anche dall’influenza, Pigliaru non ha voluto commentare: «Nel comunicato, c’è il succo», le uniche parole a denti stretti.

Lo strappo. Però nella nota di Villa Devoto, non c’è traccia di quello che accadrà oggi. L’addio ufficiale dei Rossomori: niente più assessore in Giunta e niente centrosinistra. È stata una scelta sofferta ma «ponderata fino ai particolari nella direzione politica all’indomani del referendum», è stata la sola anticipazione. Presa all’unanimità, presente Elisabetta Falchi, dopo aver escluso sia il doppio binario, fuori dalla Giunta ma ancora in maggioranza, sia anche l’ipotesi di proporre un altro nome. No, i Rossomori hanno scelto – e ribadiscono non d’impeto – per il taglio netto. Oggi spiegheranno perché, ma è una decisione irrevocabile: «In questo momento – dicono – non ci saranno passi indietro». Perché? «Perché questa Giunta è inadeguata». Il rimpasto è appena cominciato e i colpi di teatro saranno ancora molti.

In Primo Piano
Verso il voto

Gianfranco Ganau: sosterrò la candidatura di Giuseppe Mascia a sindaco di Sassari

Le nostre iniziative