La Nuova Sardegna

Sassari

«Imprese locali per demolire i gruppi 1 e 2»

di Gavino Masia
«Imprese locali per demolire i gruppi 1 e 2»

Porto Torres, il Psd’Az denuncia il ritardo nei lavori a Fiume Santo e accusa: escluse le aziende sarde

19 dicembre 2016
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PORTO TORRES. La segreteria cittadina del Psd’Az denuncia il colpevole ritardo che si registra sulla mancata demolizione dei gruppi 1e 2 a Fiume Santo e sul mancato coinvolgimento di imprese e maestranze locali sull’attuazione dello stesso progetto. Un documento politico quello sottoscritto dai sardisti dopo aver analizzato le politiche societarie portate avanti nella centrale termoelettrica prima dalla multinazionale E.On e poi da Eph: «Si sono rivelati nemici della Sardegna e del nostro territorio in particolare: il gruppo industriale che opera a Fiume Santo ha evidentemente ereditato dalla multinazionale tedesca, oltre gli impianti e le autorizzazioni con “annessi e connessi”, anche la predisposizione alla disattesa degli impegni a suo tempo assunti dai predecessori». Gioco facile alla società Ceca, secondo i Quattro Mori turritani, lo fanno i preoccupanti silenzi delle istituzioni preposte al controllo e verifica dell’attuazione degli accordi siglati con la Regione e gli enti locali dell’area vasta. «Denunciamo l’incomprensibile inerzia e l’assenza di prese di posizione da parte di chi ha il dovere civico e politico di chiedere il rispetto e la completa attuazione dell’Autorizzazione integrata ambientale – ricorda il Psd’Az - che imponeva la demolizione dei gruppi 1 e 2 di Fiume Santo e la conseguente restituzione alla collettività del tratto di spiaggia circostante, non appena la centrale avesse cessato la produzione: oggi si assiste invece a una pericolosa “melina” da parte di Eph che, oltre a non rispettare i tempi codificati all’interno dell’Aia, sta mortificando le maestranze e le imprese locali che si aspettavano da quell’intervento un minimo di respiro occupazionale ed economico». L’apertura di un cantiere intorno alle ciminiere da abbattere non può essere il solo segnale che qualcosa si stia muovendo, secondo i sardisti, ma è anzi «la certezza che si stanno affidando ad aziende e maestranze “straniere” i lavori che, troppo lentamente, porteranno alla demolizione delle centrali». Per il Psd’Az Porto Torres e il territorio tutto hanno professionalità e maestranze industriali che rasentano l’eccellenza e non è concepibile e tanto meno accettabile che per effettuare quelle lavorazioni si debbano utilizzare mano d’opera che non sia espressione di questa area geografica.

«Riteniamo che su questo importante argomento si debba sollevare l’asticella della protesta unendo tutte le forze in campo, a partire da quelle sindacali, per aprire una seria vertenza sulla tutela delle imprese e dei lavoratori sardi: la dirigenza del Partito sardo d’Azione si appella ai rappresentanti istituzionali dei comuni di Porto Torres, di Sassari e della Regione sarda affinché impongano, se ne hanno, la loro autorevolezza nel chiedere con forza il rispetto dei diritti di un territorio, dei suoi disoccupati, delle sue imprese e del suo popolo nella sua interezza».

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