La Nuova Sardegna

Sassari

Padiglione Tavolara, fine lavori mai

di Paoletta Farina
Padiglione Tavolara, fine lavori mai

Manca ancora l’allestimento, di affido della gestione non si parla. Regione e Comune trattano sul passaggio di alcune aree

20 gennaio 2017
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SASSARI. Chissà quando potrà riaprire il Padiglione dell’Artigianato, perla dell’architettura sassarese inserita nei giardini pubblici dal lontano 1956 e ormai chiusa al pubblico da troppi anni. Lo stato dell’arte dell’edificio di proprietà della Regione, infatti, non promette bene. Serviranno altri due bandi regionali per l’allestimento finale e la gestione e altri soldi ancora, ma anche una modifica dell’atto di concessione con il quale il Comune diede in uso l’area a Cagliari per costruire la struttura perché le vasche esterne e tutti gli accessi sono restati di proprietà di Palazzo Ducale. A questo punto c’è da augurarsi che le secche in cui si sta arenando il progetto di far risorgere il padiglione come Museo dell’artigianato e del design “Eugenio Tavolara” non portino a un nuovo degrado dello stabile. Finito di restaurare con un investimento totale di sei milioni di euro e inaugurato nel 2013 dall’allora presidente della Regione, Ugo Cappellacci, già mostra i primi segni di abbandono.

Il Comune. Il celebrato progettista cagliaritano Ubaldo Badas, e lo stesso Tavolara al cui ingegno si devono le ceramiche che ornano il padiglione e la cura degli interni, si staranno probabilmente rivoltando nella tomba di fronte alle lungaggini che coinvolgono la loro creatura. Ma partiamo con ordine. È del 17 maggio dell’anno scorso la delibera della giunta regionale che autorizza le strutture della direzione generale degli Enti locali e Finanze «a sottoscrivere con il Comune di Sassari l’atto integrativo dell’atto di concessione in uso gratuito stipulato il 31 luglio 1953», perchè anche le vasche che circondano parte dell’edificio e i suoi gli accessi passino alle competenze della Regione con l’obbligo, per quest’ultima, «di curare la manutenzione ordinaria e straordinaria del verde e del relativo impianto di irrigazione». Poche centinaia di metri quadri su quali nulla osta da parte dei due enti, perchè la loro individuazione è avvenuta in accordo con il Comune sassarese. Ma, a quanto se ne sa, da maggio ad oggi la delibera non ha fatto un passo avanti.

Questioni di sicurezza. La giunta Pigliaru, nella stessa delibera, spiega il perché quelle aree siano indispensabili all’istituito Museo dell’artigianato e del design: e cioè «la necessità di dotarlo di un’adeguata area pertinenziale che possa incrementare le condizioni di sicurezza, le possibilità di fruizione da parte del pubblico e, di conseguenza, incidere positivamente sulla redditività del complesso». Niente da dire, ma certo che ne sono passati di anni prima che ci si accorgesse di questa proprietà in condominio.

L’allestimento. L’interno del padiglione è a posto. Quello che manca è l’allestimento degli spazi e gli arredi per ospitare la preziosa collezione Tavolara e le altrettanto ricche collezioni storiche dell’ex Isola. La società editrice nuorese Ilisso aveva vinto il bando per il progetto esecutivo, ma non per la realizzazione dell’allestimento. Ogni pezzo è stato catalogato e in caso di necessità di restauro è stato anche previsto l’eventuale costo. «I manufatti sono talmente numerosi che, nell’impossibilità di esporli tutti contemporaneamente, abbiamo previsto anche mostre a rotazione per renderli comunque fruibili al pubblico tra il quale c’è grande attesa per la riapertura del padiglione – spiega Vanna Fois, titolare dell’Ilisso –. Possiamo dire di aver presentato un progetto dettagliatissimo, con tutte le soluzioni possibili e nel rispetto del progetto architettonico di grande valore in cui le opere della manifattura artigianale sarda hanno trovato anche in passato collocazione». Insomma, Ilisso la sua parte l’ha fatta, ricevendo in cambio 80mila euro, ma per vedere in vetrina o sugli scaffali le ceramiche, i tappeti, il ferro battuto artistico, gli oggetti di oreficeria occorrerà una nuova gara d’appalto. Che non è stata ancora bandita.

La gestione. È anche questo è un capitolo tutto da aprire. Considerato lo stato dei musei nell’isola, dove mancano direttori e personale, qualche timore viene. Tenere aperta una struttura del genere ha un costo non indifferente anche perché sono necessarie figure con competenze specifiche. L’ “Eugenio Tavolara”, inserito com’è nel sistema museale regionale dovrà sottostare a regole precise. E quindi sarà necessario altro tempo... A meno che non ci si dia una mossa. La cultura è una risorsa che non può aspettare in eterno.

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