La Nuova Sardegna

Sassari

La casa protetta è costosa il Comune la dà ai privati

di Barbara Mastino
La casa protetta è costosa il Comune la dà ai privati

Il bilancio della struttura di Donnighedda è in rosso per 165mila euro all’anno L’assessore Sarobba rassicura: «I livelli occupazionali saranno mantenuti»

03 marzo 2017
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OZIERI. Una decisione che era nell’aria già da qualche mese, e che ora è stata definitivamente presa, da parte dell’amministrazione comunale, quella di dismettere e affidare alla gestione privata la comunità integrata - ex casa protetta - Clemenza e Giuseppe Pietri che si trova a Ozieri in località Donnighedda. Altissimi costi per la collettività - un "rosso" di circa 165 mila euro all’anno - pur nell’attenzione massima riservata alla cura degli ospiti, rendono la struttura un vero e proprio peso morto per le tasche dei cittadini di Ozieri. Da qui la decisione di bandire un appalto per l’affidamento per cinque anni a una gestione privata, che, a fronte di un canone annuo da corrispondere al Comune pari a 12mila euro, di fatto sgraverà il bilancio comunale di costi a dir poco insostenibili. «Una decisione presa proprio per non far gravare ulteriormente i costi di gestione sulle tasche dei cittadini - spiega l’assessore comunale ai Servizi Sociali Gigi Sarobba - ma che comunque ha tenuto conto delle esigenze degli ospiti e dei lavoratori che attualmente sono impiegati in questa struttura. Abbiamo infatti precisamente stabilito che i posti di lavoro dagli attuali operatori dovranno essere mantenuti». Certo, come è chiaro, non è stata una decisione presa a cuor leggero, anche perché risale a circa due anni fa la polemica legata all’ipotesi, poi vanificata, di far subire la stessa sorte di dismissione e di appalto a privati dell’asilo nido La Cicogna. Quell’ipotesti tramontò, grazie a una rivisitazione dei programmi di lavoro degli operatori e a una revisione delle tariffe a carico delle famiglie, ma è chiaro che quando si tratta di dismettere servizi pubblici la lente di ingrandimento di chi vuole vederci chiaro, e le critiche conseguenti, sono sempre in agguato. Per voce dell’assessore Sarobba, però, l’amministrazione si giustifica, e (proprio come anticipato nella recente risposta data in consiglio comunale alla minoranza, che chiedeva conto dei costi di gestione della casa di accoglienza Pietri) spiega che, in buona sostanza, il Comune non può più farsi carico del cosiddetto “rischio d’impresa” che una tale gestione comporta, non può continuare a fra gravare tali costi sulla collettività e può - senza troppi pensieri (oltre a quello, già specificato, del mantenimento dei posti di lavoro) - rinunciare a una gestione di un servizio (e di un immobile) tutt’altro che in saldo attivo. Una struttura che però, nelle mani di un privato, in cinque anni potrà rendere intorno a 1 milione e 764 mila euro.

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