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Sassari

Sassari, l'apertura del Padiglione Tavolara è più vicina

di Giovanni Bua
Sassari, l'apertura del Padiglione Tavolara è più vicina

Il Comune cede le aree con vasche e giardini alla Regione che ora potrà procedere con il bando bloccato dal 2013

09 marzo 2017
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SASSARI. Sembrano aver imboccato il rettilineo d’arrivo gli infiniti lavori di riqualificazione del Padiglione dell’Artigianato, perla dell’architettura sassarese abbandonata nel cuore dei giardini pubblici da troppi anni.

Dopo l’inauguarazione beffa del 2013, con Cappellacci che decretò la fine dei lavori di restauro da 6 milioni di euro, l’opera del progettista Ubaldo Badas, ornata dalle ceramiche di Eugenio Tavolara a cui lo spazio è intitolato, si era infatti persa in un labirinto burocratico di rimpalli di competenze tra Regione e Comune, in particolare per la proprietà delle pertinenze esterne.

Nel 1953 infatti, dalla concessione del Comune alla Regione dell’area in cui sorge l’edificio, prima “Isola” e ora “museo Tavolara per l’artigianato e il design”, erano state escluse le aree in cui sono state realizzate le vasche che circondano parte della struttura e gli accessi all’edificio. Aree che invece gli uffici cagliaritani considerano indispensabili per dotare il padiglione di un’adeguata area pertinenziale che possa incrementare le condizioni di sicurezza, le possibilità di fruizione da parte del pubblico e, di conseguenza, incidere positivamente sulla redditività del complesso.

Abbastanza per far incagliare il progetto museo. Almeno fino all’altro ieri quando, dopo un’attesa di mesi, la richiesta di concessione della Regione è approdata a Palazzo Ducale ed è stata approvata all'unanimità dal consiglio comunale. Un atto che consentirà alla Regione, dopo aver completato i lavori di messa in sicurezza, di avviare il bando per la gestione del museo che dovrà ospitare la mostra permanente dell’artigianato artistico sardo.

«Abbiamo già chiesto – ha detto il primo cittadino all’assemblea di Palazzo Ducale - ufficialmente alla Regione di avere in concessione il museo, quindi gestirlo in nome e per conto della Regione, secondo le finalità previste dalla ristrutturazione». Una richiesta, quella della gestione, «che rientra all’interno degli obiettivi della stessa amministrazione comunale».

Il recupero della funzione di gestione del Padiglione Tavolara in coordinamento con il Comune, infatti, «consentirebbe la realizzazione – scrive il Comune in una nota – di una vetrina del saper fare della Sardegna, inteso come luogo prestigioso di sintesi e rappresentazione delle eccellenze nel campo dell’arte e del design, in cui rendere visibili i risultati della ricerca e dell’applicazione di competenze locali nel marketing territoriale. Con la gestione da parte del Comune, inoltre, il museo verrebbe inserito in rete con il resto del patrimonio culturale e museale, nel quadro di una gestione unitaria dei siti culturali».

La concessione delle aree esterne fa seguito alla conclusione dei lavori di ristrutturazione dell’edificio che potrà acquisire, conservare, ordinare ed esporre beni culturali, salvaguardando e portando a conoscenza dei cittadini testimonianze di cultura materiali e immateriali, a fini di studio e di educazione. In questo modo, l’area complessiva concessa alla Regione sarà pari a 4.937 metri quadri e l’amministrazione regionale avrà l’obbligo di curare la manutenzione ordinaria e straordinaria del verde presente.

C’è però da risolvere ancora la questione che riguarda l’interno del padiglione. Quello che manca è l’allestimento degli spazi e gli arredi per ospitare la preziosa collezione Tavolara e le altrettanto ricche collezioni storiche dell’ex Isola. La società editrice nuorese Ilisso aveva vinto il bando per il progetto esecutivo, ma non per la realizzazione dell’allestimento. Ogni pezzo è stato catalogato e in caso di necessità di restauro è stato anche previsto l’eventuale costo. Insomma, Ilisso la sua parte l’ha fatta, ricevendo in cambio 80mila euro, ma per vedere in vetrina o sugli scaffali le ceramiche, i tappeti, il ferro battuto artistico, gli oggetti di oreficeria occorrerà una nuova gara d’appalto. Che dovrà essere anch’essa bandita.

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