La Nuova Sardegna

Sassari

Palazzina di viale Trento, via libera del Tar

Palazzina di viale Trento, via libera del Tar

Si chiude il contenzioso cominciato cinque anni fa: i giudici hanno dato ragione alla “Ingeman”

01 aprile 2017
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SASSARI. Sembrava uno di quei progetti che vanno lisci come l’olio e invece si è rilevato un inferno di carte bollate. Grazie al Piano casa, la ditta Ingeman avrebbe potuto (e l’ha fatto) polverizzare una vecchia palazzina liberty all’angolo tra viale Trento e via Principessa Jolanda, e tirare su un palazzo da cinque piani affacciato su un altro condominio. Poi però, con il cantiere ancora aperto, è arrivata la doccia fredda: in alcuni punti le distanze tra le palazzine misuravano nove metri e venti, in altri poco più di nove. Tutti sotto la distanza minima prevista nel Puc: dieci metri. Poche decine di centimetri che hanno innescato un braccio di ferro tra la ditta, il Comune e gli inquilini davanti a Tar e Consiglio di stato. Nei giorni scorsi, a distanza di 5 anni, i giudici hanno dato ragione alla Ingeman e caricato buona parte delle spese legali al Comune e agli inquilini. Il primo ricorso al Tar è del 2012: la Ingeman contro il Comune per il blocco delle autorizzazioni. La ditta ha cercato di stoppare con una sospensiva, ma senza successo. C’è riuscita, invece, davanti al Consiglio di Stato che ha permesso la ripresa dei lavori e suggerito una deroga alle distanze da far approvare in consiglio comunale. Una volta approvata la delibera, nel 2013, è arrivato il secondo ricorso davanti al Tar, presentato da una degli inquilini che vivono nel palazzo di fronte. L’obiettivo? Far cassare la deroga alle distanze. La sentenza unificata dei due ricorsi è arriva nei giorni scorsi. Per prima cosa, il collegio di giudici ha esaminato il ricorso presentato dall’inquilina del condominio adiacente. Cinque motivi di ricorso con i quali ha tentato di convincere la seconda sezione del Tar ad annullare la delibera del consiglio comunale, che nel 2013 ha derogato alle distanze minime tra le pareti del condominio di via Principessa Jolanda e l’edificio della Ingeman. Argomentazioni respinte dai giudici poiché la norma statale consente distanze inferiori ai 10 metri tra gruppi di edifici che sorgono in zone normate da piani particolareggiati. I giudici si sono poi concentrati sull’annullamento, da parte del Comune, della concessione edilizia della Ingeman e del diniego all’accertamento di conformità chiesto per correggere gli errori. Il Comune ha contestato le altezze dell’edificio, alcuni esuberi volumetrici e la violazione delle norme del Pai in zona a rischio allagamento. Il risultato di ricalcolo sulle volumetrie realizzate dalla Ingeman – che ha beneficiato del bonus del 30 per cento concesso dal Piano casa 2009 – dice che sono stati costruiti circa 60 metri cubi in più rispetto al previsto. In pratica l’1 per cento che secondo i giudici rientra nella tolleranza del 2 per cento concessa dallo Stato col decreto Sviluppo del 2011. Più complesso il discorso sulle norme di salvaguardia imposte dal Pai. I giudici hanno dato ragione alla ditta soltanto perché il Comune ha rigettato l’accertamento di conformità senza valutare nemmeno se ci fossero opere di mitigazione in grado di rispettare il piano.

Salvatore Santoni

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