La Nuova Sardegna

Sassari

Sassari, sanità malata: giornate in fila per un controllo oculistico

di Gabriella Grimaldi
Sassari, sanità malata: giornate in fila per un controllo oculistico

In coda tra i pazienti degli ambulatori delle cliniche universitarie: regna la confusione mentre il personale è ridotto all’osso

08 aprile 2017
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SASSARI. Oculistica, tallone d’Achille dell’organizzazione ospedaliera cittadina, continua a “mietere vittime” fra gli utenti che abbiano la dis-avventura di avere necessità di cure mediche relative alla vista, sia che si tratti di emergenze che di visite di controllo. Lo si può appurare facilmente in ogni ora di ogni mattina di ogni giornata nello spazio di attesa davanti agli ambulatori, al piano terra delle cliniche universitarie (stecca bianca dell’Aou) davanti alle casse ticket. Una moltitudine di persone staziona sulle sedie che si trovano proprio di fronte alle macchinette erogatrici di bibite e snack. Molti sono identificabili da una benda sull’occhio, qualcuno ha le palpebre tumefatte, c’è chi sta in piedi davanti alla porta dell’accettazione coprendosi l’occhio con la mano nella speranza di veder passare l’infermiera. Quando qualcuno del personale si azzarda a uscire dalla stanza viene preso d’assalto da decine di persone che chiedono di essere visitate o di capire almeno qual è la procedura giusta per non attendere inutilmente.

«Sono qui con il mio compagno che si è fatto male agli occhi - dice una ragazza mentre sventola un foglio di prescrizione di quelli rossi, rilasciati dal medico di base -. Qui c’è scritto urgente quindi ci dovrebbero ricevere subito». Qualcuno ha il numeretto e ogni tanto una voce dall’altoparlante chiama “il prossimo”, altri non hanno niente in mano e sperano che qualcosa accada. In effetti in assenza di prescrizione medica per essere visitati subito bisogna prima presentarsi al pronto soccorso dell’ospedale civile (oggi un’unica azienda con le cliniche universitarie), fare la fila per un foglio che attesta l’emergenza e poi tornare in viale San Pietro e aspettare. Ma nella sala d’attesa ci sono anche tutte le persone che sono state chiamate dal servizio per una visita di controllo o per gli esami preliminari a un intervento. Alcuni di questi più tardi saranno “trasferiti” al piano di sopra, nel reparto di degenza, dove in un’altra sala d’attesa si riuniranno ad altre persone che devono subire infiltrazioni o altro. «Il problema - dice un giovane di Siligo che accompagna la mamma - è che non si capisce mai quello che dobbiamo fare per essere visitati. Quindi siamo costretti a disturbare il personale che, ci rendiamo conto, è insufficiente e in continua difficoltà. Ma non sarebbe meglio appendere all’esterno degli ambulatori spiegazioni chiare sulla procedura da seguire?».

Fra le disavventure quella raccontata dalla moglie di un paziente disabile e diabetico che qualche giorno prima doveva effettuare gli esami preliminari per la cataratta. «Ho segnalato al personale che mio marito non avrebbe potuto aspettare tanto perchè doveva fare l’iniezione di insulina. Tutto inutile, dalle 8,30 di arrivo siamo stati ricevuti alle 14,30 e mio marito ha avuto una crisi ipoglicemica».

Intanto la fila per le emergenze si allunga e non è ben chiaro qual è il percorso di attesa di ciascuno. «Qui gli oculisti sono bravissimi - dicono due sorelle provenienti dal pronto soccorso del Civile - ma ci hanno detto che sono pochissimi, che si devono dividere fra gli ambulatori e il reparto». Sono le 12,30 e il numero delle persone in attesa è sempre lo stesso. Un’altra giornata faticosissima per il personale e per gli utenti sta per concludersi senza che all’orizzonte si veda un prospettiva credibile di rispetto del diritto alle cure.

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