La Nuova Sardegna

Sassari

Le “bustarelle” in camera mortuaria, al via il processo

di Nadia Cossu
Le “bustarelle” in camera mortuaria, al via il processo

Corruzione, soldi in cambio di informazioni sui decessi In aula il titolare di un’agenzia funebre e dipendenti Asl

27 aprile 2017
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SASSARI. L’operazione “Caro estinto” dei carabinieri del Nas di Sassari a novembre del 2014 aveva portato all’arresto di tre persone e alla denuncia di altrettante. Al centro dell’inchiesta era finito un presunto giro di “bustarelle” elargite in cambio di informazioni sui decessi. Con questa accusa, i militari avevano eseguito le tre ordinanze di custodia cautelare agli arresti domiciliari nei confronti del titolare di un’agenzia funebre della città e di due dipendenti della Asl di Sassari in servizio alla camera mortuaria dell’ospedale civile.

Ieri mattina davanti al collegio presieduto da Salvatore Marinaro si è aperto il processo nei confronti di Stefano Pinna, titolare della omonima agenzia funebre, e di due dipendenti dell’Asl – Michele Mannu e Mario Pilo – che prestavano servizio nella camera mortuaria del Santissima Annunziata (i tre che all’epoca finirono ai domiciliari). Ma a giudizio sono finiti anche Angelo Pilo, Paola Sanna e Salvatore Marceddu. Nell’udienza del 10 maggio sarà affidato l’incarico al perito per la trascrizione delle intercettazioni.

L’indagine, coordinata dalla Procura della Repubblica aveva consentito ai carabinieri del Nas di accertare che i necrofori accettavano mazzette dal titolare dell’agenzia funebre fornendo in cambio informazioni sui decessi avvenuti nel nosocomio. Secondo gli investigatori – ma sarà il processo a chiarire se ci siano o meno responsabilità da parte degli imputati – il rapporto tra l’imprenditore nel settore delle onoranze funebri e i due necrofori era sistematico e continuativo. Uno stretto rapporto di collaborazione per cui i due dipendenti dell’azienda sanitaria, stando alle accuse, venivano retribuiti per fornire in tempo reale informazioni sui decessi che si verificavano all’interno dell’ospedale e per mettere in contatto l’agenzia con i parenti dei defunti, così da bruciare sul tempo la concorrenza.

Agli imputati (assistiti dagli avvocati Gabriele Satta, Giuseppe Conti, Pierangelo Trudda, Pierluigi Olivieri e Giuseppe Tiana) è contestato il reato di corruzione in concorso.

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