La Nuova Sardegna

Sassari

Migranti negli ex hotel, dal turismo al business

di Silvia Sanna
Migranti negli ex hotel, dal turismo al business

Si moltiplicano i casi di riconversione delle strutture turistico-ricettive Un giro d’affari a molti zeri che genera occasioni di lavoro

22 maggio 2017
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SASSARI. I primi, alcuni anni fa, furono guardati come marziani: un hotel che diventa centro d’accoglienza per migranti, sembrava fantascienza. Ora è quasi la normalità. Nell’isola si sono moltiplicate le strutture turistiche che abbandonano sogni di gloria e si gettano a capofitto nell’accoglienza. Con due certezze: c’è bisogno di spazi per ospitare i profughi e il guadagno è sicuro. C’è chi grida allo scandalo, denunciando i business che si fanno sui migranti. E c’è invece chi plaude alla riconversione economica che porta lavoro e fa girare l’economia. Tre anni fa i primi “esperimenti” guardati con sospetto. Oggi, tra i 120 Cas – Centri d’accoglienza straordinaria – della Prefettura, circa l’80 per cento sono stati aperti in strutture di tipo turistico-ricettivo che hanno voltato pagina. Il fenomeno è diffuso in tutta l’isola: dagli hotel a quattro stelle agli alberghi finiti all’asta, dall’agriturismo che faticava a far quadrare i conti al bed & breakfast che funzionava soltanto d’estate. Ma nel lungo elenco ci sono anche strutture polivalenti (per esempio ristorante e spazi per attività sportive) che dopo un breve periodo di gloria hanno conosciuto un rapido declino. E poi le discoteche: regni del divertimento negli anni 80 e 90, poi abbandonate. Ora si inventano una nuova vita.

La mappa. Tra i primi a inaugurare il nuovo corso, furono i gestori del Baja Sunaiola, un centro vacanze all’ingresso di Lu Bagnu, frazione di Castelsardo. La struttura lavorava con le colonie estive ma i guadagni non erano soddisfacenti. Dal 2014 l’ex albergo è gestito da una coooperativa e accoglie 200 migranti. A una ventina di chilometri di distanza, lungo la litoranea di Platamona, ecco il Toluca: hotel e ristorante che ha vissuto tempi d’oro, location amatissima sino al 2000 per ricevimenti di nozze. Poi il declino. Anche qui, dopo un intermezzo come residenza per anziani, ora ci sono i migranti. Anche a Sorso il nuovo corso ha interessato agriturismo e B&B. Situazione fotocopia in Gallura: oltre a due hotel ad Aglientu e a Santa Teresa di Gallura, nella frazione Paduledda a pochi chilometri dall’Isola Rossa, il numero di migranti supera quello dei residenti. Anche nell’Oristanese e nel Nuorese il fenomeno è diffuso. C’è l’ex hotel Summertime a Cabras, di recente a Bonarcado qualcuno ha cercato di bloccare con il fuoco il progetto di trasformazione dell’hotel Su Lare in un centro d’accoglienza integrato aperto anche a un gruppo di migranti. A Nuoro le storie simili arrivano da Dorgali e da Ilbono, centro di duemila abitanti che conta due centri d’accoglienza, di cui uno in un ex agriturismo. Più giù, nel Cagliaritano e nel Sulcis, i casi si moltiplicano. Dall’hotel I Lecci di Villanovaforru al Janas di Sadali sino al lussuoso Antas di Fluminimaggiore, quattro stelle e un sogno di gloria mai realizzato.

Il business. È stato valutato che nel 2016 l’accoglienza migranti ha prodotto in Italia un giro d’affari che supera i 4 miliardi di euro. Una fetta di questo fiume di denaro è arrivata in Sardegna. Dove, al momento, dei circa 5500 migranti presenti sul territorio territoriale, poco più di 200 vivono in centri Sprar di seconda accoglienza: si tratta di minori, prevalentemente, ospitati in strutture più piccole, spesso con i genitori, in grado di garantire un livello di integrazione superiore rispetto ai mega centri prefettizi. Qualche calcolo: per ogni migrante il gestore delle strutture riceve dai 33 ai 35 euro, 45 se si tratta di un minore. Moltiplicando 35 euro per 5300 (il numero di migranti nei Cas) per 365 giorni viene fuori un totale di quasi 68 milioni di euro. È questo il giro d’affari – comprensivo naturalmente di vitto e alloggio e del pocket money, l’importo mensile per gli ospiti – che ruota intorno ai migranti e alle cooperative in Sardegna.

Le offerte di lavoro. Molti soldi che producono molto lavoro: basta dare una occhiata ai principali siti di annunci per rendersi conto che da un anno a questa parte le figure più richieste sono quelle dei mediatori, degli interpreti ma anche degli psicologi indispensabili per offrire un supporto a chi arriva in Sardegna dopo un lungo viaggio e lasciandosi alle spalle storie dolorose. A queste persone serve anche assistenza legale: ecco allora la richiesta di avvocati che possano affiancarli nella fase di richiesta dello status di rifugiato. I bandi delle prefetture, con il passare dei mesi e il moltiplicarsi dei numeri, sono diventati molto più dettagliati: non è più sufficiente offrire spazi per l’accoglienza, quegli spazi devono essere riempiti di figure professionali in grado di dare assistenza e sostegno. Ecco allora che ex hotel, ex ristoranti e agriturismo si popolano di figure in camice, di inservienti e di insegnanti. Le strutture turistiche in declino rinascono. E non esistono più le stagioni, ora si resta aperti tutto l’anno.

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