La Nuova Sardegna

Sassari

San Martino-Provincia, la causa infinita 

di Paoletta Farina
San Martino-Provincia, la causa infinita 

In Cassazione l’ultimo round con un “pareggio” tra le due parti. A settembre nuova udienza: in ballo ci sono milioni di euro

07 giugno 2017
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SASSARI. Continua la lunga partita legale tra la Provincia e la Acqua San Martino srl che negli ultimi giorni si è chiusa con un pareggio. In seguito a due sentenze emesse entrambe dalla terza sezione della Corte di Cassazione su altrettanti ricorsi presentati dalla società di Codrongianos, ormai solida realtà produttiva pluripremiata per la sua acqua dalle caratteristiche uniche . In ballo ci sono canoni d’affitto per un 1 milione e mezzo di euro, a partire dal 1991, non pagati dall’azienda all’ente di Piazza d’Italia, proprietario dello stabilimento, e per ottenere i quali l’amministrazione guidata da Alessandra Giudici aveva promosso atti ingiuntivi contro la San Martino. Canoni che al contrario la società sostiene di non dover corrispondere a compensazione dei lavori di miglioramento eseguiti negli impianti, e in forza di un contratto che ritiene che la Provincia non abbia rispettato, e per cui ha chiesto un risarcimento danni di 2 milioni e mezzo.
Di qui l’avvio di un contenzioso che passando dal tribunale alla corte d’appello sassaresi è poi arrivato al “Palazzaccio”. La prima pronuncia dei giudici romani, depositata il 31 gennaio di quest’anno, ha dato in parte torto all’azienda sulle altre richieste della complessa causa giudiziaria, ma ha ritenuto debba passare al vaglio di nuovi giudici d’appello la questione della compensazione dei debiti poiché i precedenti magistrati di secondo grado non si erano espressi su una delle istanze oggetto dell’opposizione al pagamento dei canoni arretrati. Cassando quella parte la Corte ritiene utile «procedere a ulteriori accertamenti sui costi sostenuti dalla società per le riparazioni straordinarie eseguite nel corso del rapporto contrattuale di affitto». La prima udienza è fissata per il 15 settembre prossimo.
La seconda sentenza, resa pubblica il 31 maggio scorso e pronunciata dalla stessa sezione in composizione diversa, in pillole si può riassumere così: le pretese della San Martino non si possono accogliere perché prescritte. Troppo tempo è passato e l’azienda non può pretendere ora di vedersi riconosciute le spese sostenute per le migliorie e il risarcimento dei danni richiesto per responsabilità precontrattuale alla Provincia.
Una querelle che affonda le radici nei lontani anni Novanta quando lo stabilimento di cui la Provincia era proprietaria, a rischio di chiusura, fu oggetto di un tentativo di salvataggio. Avvenne che nel 1993 furono avviate trattative tra l’amministrazione provinciale e un gruppo di imprenditori e che ci fu un accordo in base al quale la San Martino si faceva carico delle spese di ristrutturazione del patrimonio aziendale. Accordo che però non fu mai ratificato dal consiglio provinciale e sul quale si è incardinato il contenzioso ancora in corso. Ora un nuovo round attende a settembre le due parti, rappresentate dagli avvocati Emiliano Amato e Liliana Pintus, per l’azienda, e dal professor Antonio Serra, per la Provincia.
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