La Nuova Sardegna

Sassari

La grande sete uccide gli allevamenti 

La grande sete uccide gli allevamenti 

La Coldiretti denuncia una «lunga serie di criticità da affrontare senza una programmazione per le stagioni future»

27 giugno 2017
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SASSARI. La grande sete che sta attanagliando la Sardegna settentrionale non colpisce solo le colture agricole ma sta mettendo a rischio anche il comparto zootecnico. L’allarme arriva dalla Coldiretti del Nord Sardegna, che denuncia la gravissima situazione che sta vivendo l’intero comparto, alle prese con la peggiore crisi idrica degli ultimi 50 anni

Se fino a pochi giorni fa il problema principale riguardava soprattutto la produzione agricola, con un calo nella quantità del foraggio e delle granaglie superiore al 50 pe cento, adesso sono gli animali a rischiare di morire di sete. Nel comprensorio di Nulvi ci sono allevatori che pur di non vedere il proprio bestiame ridotto alle stremo preferiscono venderlo mentre nelle altre zone del nord dell’Isola gli imprenditori agricoli sono costretti ad acquistare settimanalmente cisterne d’acqua per abbeverare le pecore e gli altri animali. Ma qualsiasi sia la soluzione adottata dagli allevatori, questa crisi idrica inciderà moltissimo sulla prossima produzione di latte ovino e caprino e sul numero dei parti di agnelli annunciando l’ennesima stagione di crisi.

«Sul comparto agricolo pesa sempre l’equivoco del’'assistenzialismo ma oggi più che mai la Coldiretti pensa che gli animali rappresentino un bene pubblico e comune e che come tale debbano essere protetti – afferma il direttore della Coldiretti Sardegna, Luca Saba –. In questi giorni stiamo raccogliendo testimonianze drammatiche da parte dei nostri soci che sono costretti a vendere i propri animali per non vederli morire di sete. Si tratta di un fatto senza precedenti sul quale tutto il mondo politico deve fare quadrato perché senza una pianificazione a lungo termine le nostre aziende saranno costrette alla chiusura». «Come ogni anno ci ritroviamo a questo punto della stagione irrigua con una lunga serie di criticità da affrontare e senza una programmazione per le stagioni future – aggiunge il presidente della Coldiretti Nord Sardegna, Battista Cualbu –. Non possiamo più andare avanti sperando che dal cielo arrivino quelle piogge che nell’ultimo decennio si sono sempre più ridotte. La politica, la Regione e tutta la società civile devono stare vicino al mondo agropastorale sardo che sta affrontando il momento peggiore degli ultimi decenni. Questa crisi idrica infatti non si esaurirà il prossimo inverno ma avrà delle ripercussioni sul lungo periodo, con costi aggiuntivi enormi a carico degli imprenditori e produzioni dimezzate. È arrivato il momento di unirsi e difendere la prima economia della nostra isola».



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