La Nuova Sardegna

Sassari

Gli albergatori: il miglior strumento per formare i giovani  

di Alessandro Pirina
Gli albergatori: il miglior strumento per formare i giovani  

Manca: «Oggi c’è difficoltà a trovare personale qualificato». Sugli stipendi: salario minimo e valorizzazione di chi merita

03 luglio 2017
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SASSARI. «Sfruttamento? È la prima cosa che sento». Paolo Manca, presidente di Federalberghi, non ci sta a una visione a tinte fosche dell’alternanza scuola lavoro. Per l’associazione degli albergatori gli stage degli studenti delle scuole superiori sono lo strumento migliore per creare le nuove leve del settore ricettivo. «Certo, se l’alternanza scuola lavoro viene fatta solo perché è un obbligo e per parcheggiare gli studenti per 40 giorni allora non serve a nulla. Ma non è questo il caso. È sempre più lungo l’elenco degli studenti che hanno iniziato a lavorare quando erano sui banchi di scuola e poi sono stati confermati dai titolari degli hotel. A parlare è anche la mia esperienza personale». Paolo Manca si fa dunque paladino dei tirocini negli alberghi e nelle strutture ricettive in genere. Lo fa snocciolando tutti gli accordi firmati dalla sua Federalberghi con scuole e università del territorio. «Abbiamo appena siglato la convenzione con l’istituto Panedda di Olbia. E dopo la firma a livello nazionale tra la nostra associazione e il ministero abbiamo concluso accordi anche con l’alberghiero di Arzachena e con tutte le università sarde. C’è una collaborazione fattiva tra imprese e istituzioni. Oggi purtroppo abbiamo sempre più difficoltà a trovare personale qualificato e multilingue. Per questo le strutture stanno sempre più andando nella direzione di autoformarsi».

Stipendio minimo. A finire sotto accusa però è il lato economico: con le basse paghe degli studenti-lavoratori le imprese possono evitare di assumere dipendenti veri. «Non è vero, anche perché la formazione ha un suo costo – dice Manca –. Noi consigliamo a tutte le strutture ricettive di riconoscere ai ragazzi un salario minimo e di valorizzare chi merita con un qualcosa di più. Noi spingiamo perché ci sia sempre un riconoscimento anche economico, almeno attorno ai 500 euro».

Stagione estiva. A fare la differenza è il periodo in cui si svolge il tirocinio degli studenti. «Durante la stagione estiva riscontriamo una maggiore soddisfazione da parte di tutti. Sia delle strutture ricettive che degli stessi ragazzi. Diverso è il caso dell’alternanza effettuata in inverno o anche in primavera. In questo caso occorre qualche miglioramento, perché spesso si tratta di strutture appena aperte e i ragazzi non vengono impiegati nel migliore dei modi. Ci sono casi, pochi comunque, in cui abbiamo registrato qualche problema legato alla scarsa produttività o allo scarso apprendimento, ma mai nessun caso di sfruttamento. Quello che noi vediamo è un’alternanza pulita, che apre le porte a una prospettiva di lavoro».

Aspettative mancate. Secondo il numero uno regionale degli albergatori, dunque, l’esperienza potrebbe essere classificata come negativa ma solo dal punto di vista delle aspettative. «Se l’alternanza non è vissuta come una esperienza né dalla scuola né dalla azienda è inevitabile che crei un po’ di malcontento. Se un ragazzo spera di andare a fare lo stage nell’hotel di lusso e finisce in un bar è normale che ci sia un po’ di delusione, ma non vedo altri problemi. Anche se non significa che non si possa migliorare».

Formazione. Manca, da questo punto di vista, chiama in causa sia la scuola che le strutture ricettive. «Da un lato ci deve essere un lavoro di preparazione e di selezione da parte della scuola, occorre trovare giovani che ne hanno voglia, dall’altro le aziende devono farsi trovare pronte a formare questi ragazzi».

Studenti di fuori. Nessuno stupore poi sugli studenti di oltre Tirreno che, in base ad accordi tra hotel e scuole, vengono a fare i tirocini in Sardegna. «È una cosa che succede da sempre. Un’ottima cosa tra l’altro – sottolinea Paolo Manca –. Dalla Liguria, dalla Puglia, dal lago Maggiore, dalle università svizzere sono numerosi gli studenti che vengono a formarsi nelle nostre strutture. Non ci vedo nulla di negativo. Anzi, non sarebbe male se anche gli studenti sardi potessero andare ad apprendere il lavoro in realtà lontane dalla nostra».

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