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Sassari

La Cgil: ha fatto bene, non ci sono le condizioni

La Cgil: ha fatto bene, non ci sono le condizioni

Il segretario Carrus: «Non si può prestare manodopera a basso costo con la scusa della formazione»

03 luglio 2017
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SASSARI. «Ha fatto bene. Se la preside si è resa conto che non esistevano le condizioni per tutelare i ragazzi ha fatto bene a opporsi». Michele Carrus, segretario regionale della Cgil, sposa la linea della dirigente scolastica dell’istituto alberghiero di Sassari. Il sindacalista non boccia l’alternanza scuola lavoro in sé ma il modo in cui viene attuata. «L’idea è buona, nessuno lo nega – dice Carrus –. Far fare esperienza ai ragazzi, farli entrare in contatto con l’organizzazione del lavoro, con il mondo dell’impresa è un’iniziativa che a noi non dispiace. Anzi. Il problema è come viene messa in pratica».

Secondo il numero uno sardo della Cgil si devono creare le condizioni perché l’alternanza scuola lavoro sia un vero momento di formazione. E non un modo per aggirare le regole del mondo del lavoro. «I ragazzi devono essere messi in condizione di poter scegliere su un pacchetto di opportunità ampio e pertinente con la loro preparazione e con la finalità del loro corso di studi. Ma allo stesso tempo anche le scuole devono essere attrezzate, anche con un servizio di tutoraggio efficace e una vigilanza effettiva. Occorre evitare ogni sorta di abuso e di leggerezza nello svolgimento di questa attività».

Ovvero quello che ha visto la dirigente sassarese nella prosecuzione del progetto con gli hotel. «Se la preside ha ritenuto di non dovere dare il suo consenso per l’alternanza in strutture ricettive nei periodi di alta stagione è evidente che ha voluto tutelare non solo i ragazzi ma anche la finalità istituzionale della alternanza. Non si può prestare manodopera a basso costo con il pretesto della formazione».

Ma per far funzionare la alternanza scuola lavoro occorre che le imprese siano all’altezza della missione. «Non tutte sono adatte – spiega Carrus –. Deve trattarsi di imprese serie, con una struttura attrezzata e una valida capacità formativa interna. Il loro scopo deve essere quello di formare i ragazzi, di aiutarli a perfezionarsi in un mercato del lavoro sempre più evoluto. E non tutte le imprese corrispondono a questo profilo di idoneità. Oggi purtroppo l’idea di poter alternare percorsi formativi al di fuori dell’ambiente scolastico si scontra con l’improvvisazione e la leggerezza. Un’impostazione che il governo Renzi ha dato con la legge sulla “pessima scuola”, esponendo i ragazzi degli istituti e dei licei a una sorta di percorso di apprendistato senza strumenti idonei e senza controlli. In questo modo, in assenza di adeguate linee guida e di vigilanza, i ragazzi vengono esposti al rischio di farsi sfruttare da imprenditori senza scrupoli. Siamo davanti al pericolo della nascita di un mercato del lavoro parallelo. Il no della dirigente scolastica è la dimostrazione della fondatezza delle nostre preoccupazioni. Hanno svilito una grande opportunità». Per Carrus, comunque, l’alternanza scuola lavoro va salvaguardata. «È uno strumento molto utile, ma sono necessari dei correttivi. Innanzitutto, va fatta una cernita delle imprese che possono partecipare. E, in secondo luogo, occorre una maggiore disponibilità di risorse sia per i ragazzi che per il corpo docente che li deve accompagnare in questa esperienza formativa. Mi auguro davvero il governo Gentiloni, il ministro Fedeli su tutti, finalmente ci ascolti e corregga il tiro». (al.pi.)


 

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