La Nuova Sardegna

Sassari

Agguato a Pinna, accertamenti del Ris 

di Nadia Cossu
Agguato a Pinna, accertamenti del Ris 

Il 22 maggio a Nule il padre di Paolo (condannato a 20 anni per i delitti di Monni e di Masala) fu ferito da una fucilata

07 luglio 2017
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NULE. Sono cominciati martedì a Cagliari – nella sede del reparto investigazioni scientifiche dell’Arma – gli accertamenti non ripetibili su alcuni oggetti che erano stati sequestrati dagli inquirenti dopo l’agguato del 22 maggio a Robertino Pinna, il padre di Paolo Enrico (il giovane che sta scontando in carcere la condanna a 20 anni per gli omicidi di Gianluca Monni e Stefano Masala).

Intorno alle 20 Pinna si era appena lasciato alle spalle il cancello dell’azienda quando era stato raggiunto da una fucilata. L’uomo aveva raccontato ai carabinieri della stazione di Benetutti e della compagnia di Bono di essersi abbassato per proteggersi e il fuoristrada era finito in cunetta. Pochi attimi e il killer sarebbe scappato senza dare a Pinna la possibilità di vederlo in faccia. Anche se quasi certamente avrà agito con il volto coperto.

L’allevatore, ferito a un braccio, aveva chiesto aiuto e dopo pochi minuti erano arrivati i soccorsi. Diverse persone erano state sottoposte all’esame dello stub e anche Robertino Pinna era stato sentito a lungo dagli investigatori che avevano sequestrato il fucile usato per l’agguato e che era stato abbandonato a pochi metri di distanza. E proprio su quell’arma e sui bossoli trovati sul luogo dell’agguato i carabinieri faranno i dovuti accertamenti.

In due anni di indagini, intercettazioni, convocazioni in caserma, arresti, udienze, tensioni varie – successive proprio agli omicidi dei due giovani di Orune e Nule – la vita della famiglia Pinna è comprensibilmente cambiata. Più di una volta avevano raccontato di aver avuto la sensazione di essere nel mirino. Lo stesso Robertino Pinna, la mattina dopo l’agguato, aveva detto senza mezzi termini di aver sempre pensato che qualcuno potesse avercela con lui, proprio per via della vicenda processuale che vedeva coinvolto il figlio, ma allo stesso tempo aveva confessato di non aspettarsi che potessero «arrivare a tanto».

In base al racconto fornito dallo stesso allevatore, l’ipotesi che i carabinieri hanno fatto è che un uomo, probabilmente con un complice che lo aspettava a distanza, possa essersi appostato dietro un muretto a secco lungo la strada che collega Nule a Bitti. E, una volta avvistato il fuoristrada di Pinna, avrebbe esploso la fucilata che ha mandato in frantumi tutti i vetri – anteriori e posteriori – della macchina.

In una prima fase investigativa gli inquirenti hanno mostrato qualche perplessità sulla dinamica dell’agguato, al momento le indagini sono ancora in corso e gli accertamenti non ripetibili del reparto investigazioni scientifiche serviranno – è la speranza – a dare qualche certezza in più agli investigatori.

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