La Nuova Sardegna

Sassari

Un mostra per denunciare il degrado della Basilica 

di Gavino Masia
Un mostra per denunciare il degrado della Basilica 

L’iniziativa-provocazione di Nando Nocco in uno dei vicoli del vecchio quartiere Necessario un monitoraggio del monumento. Inutili le denunce del parroco

07 luglio 2017
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PORTO TORRES. Da ieri mattina in vicolo Turreni c’è una mostra fotografica, realizzata da Nando Nocco, dove appese a un filo si possono vedere immagini di tutto il compendio monumentale di San Gavino. Una iniziativa che richiama la responsabilità di enti e istituzioni alla salvaguardia di quelle strutture che rappresentano la storia sarda di ieri e di oggi: da una parte si nota infatti il fascino e la maestosità dei monumenti simbolo della città – la Basilica, il muraglione, le cumbessias e i suggestivi vicoli intorno alla chiesa romanica – e dall’altra emerge purtroppo il loro degrado strutturale e il poco decoro causa l’usura del tempo e la mancanza di interventi.

Il degrado della Basilica - dopo il distacco di materiale lapideo dalla cornice nella parte superiore del portale gemino - diventa sempre più evidente: nonostante gli appelli e le segnalazioni inoltrati alla Soprintendenza da parte del parroco don Mario Tanca, infatti, non si è ancora riusciti a porre rimedio causa scarsità dei fondi disponibili rispetto alla spesa da sostenere per avviare un progetto di restauro.

Un’opera che rappresenta il gioiello più prezioso dell’architettura romanica in Sardegna, oltre ad essere l’unica chiesa romanica in Italia con la particolarità di avere un tetto in lastre di piombo. «Proprio il peso del tetto in piombo e della fitta orditura della capriate in legno è alla base dei problemi strutturali dell’edificio – dice l’epigrafista Giuseppe Piras –, che grava su capitelli e colonne che poggiano su un pavimento sotto il quale si apre, tra l’altro, una cripta lunga quasi tutta la navata principale”. Ciò che preoccupa Piras, autore di numerose pubblicazioni scientifiche sulla Basilica, è l’anomala inclinazione verso l’esterno del muro meridionale della chiesa e verso l’interno di colonne e pilastri nella navatella corrispondente dove la volta a crociera hanno subito nel corso del tempo un progressivo schiacciamento, determinato anche dall’eliminazione, agli inizi del Novecento, di tre contrafforti che bilanciavano queste spinte. «I tiranti posti in quell’epoca dall’ingegner Dionigi Scano ormai purtroppo non paiono assolvere alla loro funzione – aggiunge l’epigrafista – e servirebbe invece un monitoraggio per comprendere la velocità e le proporzioni di questo spostamento per poi pianificare un intervento di restauro dell’intera struttura». Un monitoraggio che costerebbe poche migliaia di euro ma che sarebbe fondamentale per prevenire possibili devastanti crolli delle mura della Basilica. Che all’esterno denotano una profonda erosione dei conci, delle decorazioni architettoniche e dei bassorilievi causata dall’azione erosiva di pioggia e vento.

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