La Nuova Sardegna

Sassari

C’è solo il sindaco: la giunta è un fantasma

di Luigi Soriga

Nicola Sanna ha annunciato il nuovo esecutivo per la seduta del Consiglio di ieri, ma le poltrone sono rimaste vuote

19 luglio 2017
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SASSARI. La scena è surreale. Alle 17 il sindaco entra in aula, è così solo che si sentono i passi. Si accomoda in mezzo a una desolazione di poltrone vuote. La Giunta non è giunta. Non c’è l’ombra di un assessore. Per un attimo sembra un formidabile colpo di teatro: come se da un momento all’altro dovesse accendersi l’occhio di bue e uno dopo l’altro dovessero irrompere i magnifici nove.

Invece Nicola Sanna continua a rimanere una monade solitaria. Inforca gli occhiali e comincia un monologo sugli obiettivi di fine mandato, sul rilancio dell’attività amministrativa, sulla condivisione e sulla crisi superata. Un capolavoro di decontestualizzazione, dentro un mesto semicerchio di poltrone sguarnite. Crisi alle spalle, ma esecutivo deserto davanti a sè.

Eppure ieri doveva essere il gran giorno della giunta 2.0, o forse meglio 1.0 o 0.5, visto che l’upgrade non sarà così significativo. Gli aggiornamenti rispetto a due mesi fa saranno giusto tre, quindi 3 facce nuove su 9. Il sindaco di buon mattino aveva annunciato il nuovo corso in conferenza di capigruppo: «In apertura di Consiglio presenteremo l’esecutivo». Invece eccolo qui, che legge le ultime righe del documento programmatico del Pd e conclude con queste parole: «Per problemi di parità di genere la presentazione della giunta è rimandata alla prossima seduta».

Cosa è accaduto? Cosa è andato storto?

La metafora dell’uomo solo al comando rende bene l’idea di ciò che si sta consumando all’interno del Pd. È l’ennesimo braccio di ferro tra il sindaco e la maggioranza del partito. Nicola Sanna sa benissimo che il prezzo da pagare per restare in sella è altissimo. Le altre correnti del Pd, quelle di Lai, Spissu, Ganau, e ora anche Manca, lo stanno di fatto commissariando. Nel senso che per questo ultimo frangente amministrativo gli riducono al lumicino i margini decisionali. Lo hanno fatto predisponendo un documento programmatico molto stringente, che contempla diversi dietrofront su scelte intraprese (vedi metropolitana, campus universitario, cordoli delle ciclabili ecc.). E l’accordo in sostanza è questo: si va avanti solo se ci si attiene a ciò che è scritto e controfirmato dalla direzione del partito. Quindi niente fughe in avanti del sindaco come nel passato. Le stesse che poi hanno innescato problemi di tenuta nella sua squadra, compresi gli alleati della prima ora Carbini, Spanedda e Marras. Quindi programma dritto come un binario, e niente sterzate.

Ma Nicola Sanna evidentemente ha voluto da subito provare a forzare la mano. Il Pd tardava a fare i nomi degli assessori mancanti, il governo della città era fermo da due mesi, e allora il sindaco ha voluto premere sull’acceleratore. Al puzzle dell’esecutivo mancavano tre tessere: la prima è quella del successore di Carbini. La corrente di Gavino Manca il nome ce l’ha, ma ancora non lo ha ufficializzato. Poi ci sono i nodi più spinosi: la sostituzione dell’ex assessora Raffaella Sau. Il gruppo di Silvio Lai ha la carta pronta, ma il suo uomo è appunto un uomo. Se poi si aggiunge il fatto che anche Città Futura non ha alcuna intenzione di rientrare in giunta e non ci tiene affatto a rimpiazzare Maria Vittoria Casu con un proprio esponente, ecco che si prefigura una giunta ben poco rosa. Nicola Sanna conosceva bene queste criticità irrisolte, e ha voluto giocare di azzardo pur non avendo le carte giuste in mano. Il suo annuncio pubblico era il tentativo di mettere con le spalle al muro partito e alleati. Della serie: abbiamo 12 ore per chiudere il cerchio, ci abbiamo messo la faccia. Il Pd gli ha dato picche: poltrone tristemente vuote, un uomo solo in aula, tutto rinviato alla prossima seduta.

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