La Nuova Sardegna

Sassari

Ma il Tar aveva dato ragione all’impresa

Ma il Tar aveva dato ragione all’impresa

Discrepanza tra la Procura e i giudici amministrativi che calcolano l’esubero di soli 60 metri cubi

22 luglio 2017
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SASSARI. Gli ultimi pronunciamenti da parte del Tar fanno tirare un sospiro di sollievo agli inquilini che rischiano di finire per strada. Infatti il tribunale amministrativo ha dato ragione alla Ingeman per quanto riguarda il problema della distanza tra i palazzi e ridimensiona l’incidenza dei presunti abusi. La sentenza risale all’aprile scorso. Per prima cosa, il collegio di giudici ha esaminato il ricorso presentato dall’inquilina del condominio adiacente. Cinque motivi di ricorso con i quali ha tentato di convincere la seconda sezione del Tar ad annullare la delibera del consiglio comunale, che nel 2013 ha derogato alle distanze minime tra le pareti del condominio di via Principessa Jolanda e l’edificio della Ingeman. Secondo regolamento comunale tra un muro e l’altro devono intercorrere 10 metri, mentre le distanze tra le palazzine misuravano nove metri e venti, e in altri punti poco più di nove. I giudici però respingono le argomentazioni poiché la norma statale consente distanze inferiori ai 10 metri tra gruppi di edifici che sorgono in zone normate da piani particolareggiati. Quindi c’è la questione dei presunti eccessi di volumetria e difformità nelle altezze. I giudici si sono poi concentrati sull’annullamento, da parte del Comune, della concessione edilizia della Ingeman e del diniego all’accertamento di conformità chiesto per correggere gli errori. Il Comune ha contestato le altezze dell’edificio, alcuni esuberi volumetrici e la violazione delle norme del Pai in zona a rischio allagamento. Il risultato di ricalcolo sulle volumetrie realizzate dalla Ingeman – che ha beneficiato del bonus del 30 per cento concesso dal Piano casa 2009 – dice che sono stati costruiti circa 60 metri cubi in più rispetto al previsto. In pratica l’1 per cento che secondo i giudici rientra nella tolleranza del 2 per cento concessa dallo Stato col decreto Sviluppo del 2011. Ciò che stupisce è proprio la notevole discrepanza tra i due filoni di indagini (del tutto distinti e indipendenti) nel quantificare i presunti abusi. Il tribunale amministrativo parla di volumetrie quasi insignificanti, di 60 metri cubi in eccesso. L’inchiesta penale, che invece si basa su perizie tecniche successive al 2013, invece rimarca un esubero ben più consistente, di circa 900 metri cubi, che potrebbe addirittura portare alla richiesta di demolizione. (lu.so.)



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