La Nuova Sardegna

Sassari

Il dolce restauro di opere antiche

Il dolce restauro di opere antiche

Un’arte meravigliosa che sta scomparendo: la storia e la tradizione dei Sini

24 luglio 2017
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SASSARI. Nella prossima sfilata di Ferragosto saranno in bella mostra i candelieri dei falegnami e dei calzolai, rimessi a nuovo recentemente dai fratelli Roberto, Franco e Luciano Sini, ormai tra gli ultimi artigiani restauratori capaci di eseguire in città questo genere di lavori. Il restauro di questi due grandi ceri richiedeva perizia e competenza non comuni poiché si doveva mettere mano a due lavori di altissimo pregio realizzati il primo, quello dei falegnami, dai ben noti Fratelli Clemente e il secondo, quello dei calzolai, da un operaio della stessa falegnameria.

«Sapevamo – dice Roberto Sini – di accollarci una grande responsabilità, ma l’essere cresciuti alla scuola di un abile artigiano come nostro padre Salvino, ci ha dato la sicurezza che potevamo eseguire il lavoro nel modo migliore». E il risultato è sotto gli occhi di tutti. Prima di essere restaurati i candelieri sono stati smontati completamente. «Poi – spiega Franco Sini – sono state rinforzate e reincollate le strutture portanti. Successivamente abbiamo provveduto a pitturarli, naturalmente senza cancellare nulla delle figure e delle scene originali, a decorarli, ai rifare i fregi ormai scomparsi e alla costruzione di nuovi piedi, essendo ormai irrecuperabili quelli originali».

I fratelli Sini non sono nuovi a questo genere di lavori: due anni fa rifecero infatti di sana pianta il cero che i sarti oggi conservano nella chiesa di Santa Maria di Bethlem accanto a quello più antico. Anche in questo caso i sassaresi hanno molto apprezzato il lavoro di questi che, come già detto, sono in città tra gli ultimi artigiani in grado di eseguire questo genere di restauri.

Nel loro laboratorio i tre fratelli continuano il mestiere appreso dal padre (scomparso qualche anno fa) che si formò lavorando fin da ragazzo nella ben nota falegnameria Righi. Nel loro locale di Predda Niedda si respira un'aria di altri tempi. Si vedono opere lignee di varie epoche, mobili antichi, cornici artistiche, candelabri, banchi e altri manufatti. Si procede anche alla pulitura di antichi dipinti, si rinforzano tele consunte e indebolite dal tempo e dall’umidità, si effettua la disinfestazione integrale dei mobili e si lavora la paglia di Vienna. La lucidatura dei mobili, poi, la si esegue con la gommalacca, come avveniva in passato, e anche per le decorazioni in oro su pelle, l’imbottitura di sedie e divani d’epoca, la doratura e l'argentatura su legno e su ferro vengono eseguite con sistemi tradizionali. Oltre a un gran numero di credenze, cassettoni, divani, trumeau, consolles, letti, cornici, candelabri affidati loro da privati, negli anni i Sini hanno restaurato mobili di antichi e di pregio per l’Università, il Tribunale, varie chiese (uno degli ultimi lavori ha riguardato la Madonna dei Sette dolori della parrocchia di Carbonazzi), per l’Agea, la casa-museo della beata Edvige Carboni, a Pozzomaggiore. Hanno poi recuperato casseforti, i pesi e le misure del vecchio Ufficio metrico provinciale, alcuni giocattoli di Eugenio Tavolara e Tosino Anfossi.

Un lavoro prezioso e importante, dunque il loro, una specializzazione che purtroppo in città sta scomparendo. I fratelli Sini, per fortuna, sono ancora giovani e potranno operare ancora per tanti anni ma, dopo di loro, quest’arte così importante che ci ha permesso di recuperare e conservare tante testimonianze del passato, pare proprio destinata a sparire.

Tonino Meloni

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