La Nuova Sardegna

Sassari

continua dalla prima

Violenza sulle donne, la normalità del mostro tra noi

di Eugenia Tognotti
Erika Preti e Dimitri Fricano
Erika Preti e Dimitri Fricano

È qui in Sardegna, nel mondo delle vacanze, che dobbiamo aggiornare, in queste ore, la cupa, inesorabile conta delle donne morte ammazzate per mano del loro uomini

25 luglio 2017
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SASSARI. Un’altra. E un’altra. E un’altra ancora. È qui in Sardegna, nel mondo delle vacanze, che dobbiamo aggiornare, in queste ore, la cupa, inesorabile conta delle donne morte ammazzate per mano del loro partner. Il nome da aggiungere, ad un elenco così lungo di donne e ragazze, da lasciare attoniti e togliere il fiato, è quello di una giovane turista biellese, Erica, commessa in un centro commerciale, la cui vita si era persa in lunghi rivoli di sangue, una domenica, nella luce mediterranea di una mattina di giugno, in una casa di vacanza della frazione Lu Fraili, ai confini della Gallura.

Così, quello che per qualche settimana è stato il giallo dell’estate - col fidanzato che continuava ostinatamente a sostenere la tesi di un misterioso rapinatore che aveva tagliato la gola alla sua fidanzata, lasciando lui ferito alla testa e ammaccato, ma vivo - e stato risolto. Rivelandosi, alla fine, per quello che era: l’ennesimo femminicidio, a cui- nonostante i dubbi degli inquirenti sulla misteriosa aggressione - si stentava a credere, vedendo le foto dei due fidanzati, teneramente abbracciati sui giornali, che, per giorni, hanno dato spazio al delitto nella Sardegna delle vacanze.

Possibile che dietro quel ragazzo dallo sguardo mite, faccia pulita e pacioccona, si nascondesse uno spietato e feroce assassino, capace di impugnare il coltello del pane e di tagliare la gola alla compagna con cui viveva da anni?

Possibile che fosse in grado – come un delinquente abituale - di reggere all’incalzare degli interrogatori e di sostenere la versione di un ignoto aggressore, di cui descriveva minutamente abbigliamento e fisionomia?

Eppure quel giovane commesso, che tutti descrivevano come uno che viveva per la sua fidanzata e non le ‘avrebbe mai fatto del male’, era stato capace di accoltellarla senza pietà e di non lasciarle scampo, imbastendo, in pochi minuti, l’improbabile versione del ‘rapinatore’. C’è in questa storia un ‘di più’, rispetto ad altri simili, che fa pensare: l’assurda banalità del movente; l’‘irriconoscibilità’ dei possibili ‘mostri’ che uccidono le loro donne, le cui vite assolutamente normali non appartengono ad un mondo ‘altro’, ma a quello della gente comune. Essere donna – fisicamente debole - è diventato quasi un pericolo. Serpeggia, in tanta parte del mondo maschile, una sorta di rancore - silenzioso e protervo - capace di esplodere, quasi senza un perché. Interrogato sull’inquietante escalation dei femminicidi, di “delitti passionali”, in queste giornate roventi, un famoso criminologo ha avanzato una spiegazione neutra, quasi consolante, chiamando in causa il caldo che provocherebbe una serie di squilibri in persone con pregressi problemi nel controllo delle crisi di rabbia e di aggressivita.

Ma che cosa ha suscitato tanta violenza nel cuore di Dimitri Fricano, il giovane uomo che diceva di amare la fidanzata con cui aveva pianificato e organizzato quella vacanza nel mare della Sardegna? A quanto riferiscono le cronache, tutto sarebbe accaduto dopo un litigio provocato dai rimproveri di Erica per le briciole di pane che avevano sporcato il tavolo, durante la preparazione di un pranzo al sacco per la classica gita all’isola di Tavolara. Occorre forse, qui, per capire, chiamare in causa la nuova fragilità e la rabbia maschile. Dagli insulti si passa alle minacce, allo scontro fisico, alla mano che impugna un coltello, alla tragedia che si consuma, in pochi minuti, nel silenzio brutale della spinta di una incontrollabile pulsione.
 

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