La Nuova Sardegna

Sassari

Delitto Bacciu, 3 assoluzioni in Appello

di Nadia Cossu
Delitto Bacciu, 3 assoluzioni in Appello

Confermato il verdetto di primo grado per Brundu, Manca e Canu accusati di aver ucciso a fucilate zio e nipote nel 2011  

26 luglio 2017
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SASSARI. Quattro ore di camera di consiglio e alle 14 in punto il presidente della corte d’assise d’appello di Sassari, Mariano Brianda, legge il dispositivo che, di fatto, conferma la sentenza di primo grado: assoluzione per i tre imputati del duplice omicidio del 29 aprile 2011. E sono lacrime. Un pianto liberatorio che il padre e la sorella del più giovane degli imputati, Salvatore Brundu, non riescono e non vogliono trattenere.

Quel giorno di sei anni fa, a Buddusò, furono uccisi con una scarica di pallettoni Antonio Bacciu, 28 anni, e suo zio Giovanni Battista, di 69. Altri due fratelli della giovane vittima scamparono miracolosamente all’agguato. Uno riuscì a scappare e rimase ferito al braccio, l’altro invece si finse morto accanto al cadavere dello zio.

Per i giudici d’appello, quindi, Salvatore Brundu, 27 anni, Giovanni Antonio Canu, 51, e Gianni Manca, di 46, non sono colpevoli. Bisognerà attendere le motivazioni della sentenza per capire quali argomentazioni giuridiche hanno convinto la corte a pronunciare una sentenza di assoluzione. La seconda. Perché la stessa decisione l’avevano presa il primo dicembre del 2015 i giudici della corte d’assise, dopo nove ore di camera di consiglio.

Tra intercettazioni e testimonianze nel processo di primo grado durato un anno e dieci mesi erano stati ricostruiti i rapporti tra le famiglie Bacciu-Canu-Brundu-Manca. Legami fatti di tensioni dovute, stando al pm Carlo Scalas, prima di tutto al terreno conteso di Biderosu. Clima sfociato in reciproci dispetti, in avvertimenti e minacce più o meno velate che nel mondo della campagna sono purtroppo molto frequenti e che a volte hanno esiti devastanti. Rancori e ostilità tali da spingere i tre – questa la tesi dell’accusa – ad architettare l’omicidio. Ma i familiari degli imputati in aula hanno sempre smentito di nutrire sentimenti di odio nei confronti dei Bacciu e hanno anche spiegato di non aver mai avuto interessi così forti verso quel terreno. Contrariamente a quanto invece raccontavano Saverio Bacciu (padre della giovane vittima) e sua moglie: «Ti accorgi dell’odio che una persona ha verso di te – aveva detto Maria Soro, madre di Antonio Bacciu – anche solo da come ti guarda quando ti incontra per strada. E la famiglia Brundu-Canu ci odiava».

La difesa (gli avvocati Antonio Secci e Sara Luiu per Giovanni Antonio Canu, Claudio Mastandrea e Secci per Salvatore Brundu e Speranza Benenati per Gianni Manca) in primo e in secondo grado ha cercato di smontare le intercettazioni, frasi in dialetto «spesso scollate l’una dall’altra e ricucite all’occorrenza» aveva sostenuto Secci in sede di discussione. Un castello di indizi «non può reggere quando in gioco c’è il destino di tre persone». Il sostituto pg aveva chiesto la riforma della sentenza di primo grado e la condanna degli imputati all’ergastolo. Sulla stessa linea l’avvocato di parte civile Gian Marco Mura.



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