La Nuova Sardegna

Sassari

Si va avanti con il “piano esplosivo”

di Luigi Soriga
Si va avanti con il “piano esplosivo”

La Regione chiede ad Arpas valutazioni su basi tecniche. Il progetto di Ep garantirebbe sicurezza su amianto e polveri

26 luglio 2017
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SASSARI. Nessuna marcia indietro sul “piano esplosivo” per le vecchie torri dei gruppi 1 e 2 a olio combustibile dell’impianto energetico di Fiume Santo. La Regione non sembra avere perplessità sulla soluzione tecnica proposta dalla Eph, ovvero la società che ha rilevato il polo di produzione energetica dalla multinazionale E.On. Il nuovo piano di “decommissioning” presentato dai cechi nel maggio scorso è ancora una volta «coerente con le prescrizioni della valutazione di impatto ambientale», nonostante «alcune modifiche rispetto a quello presentato da E.On nel 2014».

L’invito all’Arpas. Anzi, in una comunicazione che risale al 12 luglio, l’assessorato della Difesa dell’Ambiente sollecita l’Arpas a effettuare degli accertamenti sul campo, e non basare le proprie valutazioni e perplessità riguardo l’uso di esplosivo per le demolizioni, principalmente sulla base «di notizie apprese dagli organi di stampa, e non su documentazione tecnica». Gli chiede anche di rapportarsi con il Ministero dell’Ambiente in quanto titolare del procedimento di Via. Infine la Regione si rivolge ad Ep per mettersi a disposizione dell’Arpas per eventuali ragguagli tecnici. E infatti il 20 luglio, i rappresentanti di Ep Fiume Santo inviano un plico all’Ispra e all’Arpa che contiene tutta la documentazione che illustra nel dettaglio il piano di decommissioning. E dicono: «Restiamo disponibili ad un incontro con Arpas per illustrare il contenuto della documentazione trasmessa su supporto informatico, e per ricevere eventuali indicazioni da codesta autorità da applicare nell’esecuzione del progetto».

Perché l’esplosivo. Per ora nei cassetti degli uffici regionali ci sono le spiegazioni tecniche della Ep, che sembrano molto rassicuranti. Bisogna naturalmente premettere che la centrale termoelettrica si trova a distanza ravvicinata dal mare e in un’area Sic a massima tutela ambientale. Ecco perché l’eventuale uso di esplosivo in un simile contesto fa inevitabilmente molto rumore. Ma nella documentazione inviata a tutte le istituzioni la multinazionale parte da questa premessa: «Le condizioni pessime del rivestimento interno delle due ciminiere costituiscono una seria problematica per la sicurezza dei lavoratori durante la demolizione. ll rivestimento potrebbe crollare improvvisamente durante la demolizione e causare danni ingenti anche alla struttura in calcestruzzo della ciminiera esponendo il personale a seri rischi di caduta da grandi altezze e di seppellimento. A causa dello stato della ciminiera l’appaltatore ha dichiarato di non poter applicare il metodo originariamente previsto poiché non risulta possibile l'installazione della piattaforma interna nella quale alloggiare l'escavatore che, controllato in remoto, viene utilizzato per la demolizione della ciminiera con tecnica top-down». A questo punto la soluzione più rapida e sicura proposta è quella dell’esplosivo, alla quale hanno fatto seguito le perplessità e i dubbi dell’Arpas.

Le rassicurazioni di Ep. Ed ecco le rassicurazioni tecniche di Ep: «ln riferimento alla eventuale presenza di amianto nella ciminiera, la caratterizzazione effettuata dalla Società ha messo in evidenza la presenza di amianto esclusivamente nelle guarnizioni delle portine di accesso ai ballatoi interni della ciminiera che verranno rimosse prima della demolizione della ciminiera stessa». Poi c’è la questione delle eventuali emissioni di polveri: «La porzione di ciminiera interessata dalle cariche esplosive è limitata ad una piccola parte in corrispondenza della base di appoggio, a cui seguirà il ribaltamento della ciminiera. Dopo l'impatto al suolo la parte inferiore della ciminiera, nella quale possono trovarsi rifiuti pericolosi sotto forma di fuliggine (considerato anche che la parte superiore del rivestimento interno risulta già collassata e a seguito del crollo il materiale si è accumulato nella parte inferiore del corpo della ciminiera, manterrà la forma di fuso cilindrico con fratture di entità minima, riducendo il rischio di dispersione nell'ambiente degli stessi. Le polveri generate dal crollo saranno limitate alle quote più basse e pertanto potranno essere facilmente abbattute con il sistema di nebulizzazione previsto e confinabili entro un raggio limitato, programmando la demolizione in funzione delle condizioni meteorologiche favorevoli». Verranno innalzate anche delle barriere di terra, che verranno bagnate e inumidite, con lo scopo di trattenere le polveri disperse dopo la detonazione.

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