La Nuova Sardegna

Sassari

Perseguitava la ex da due anni finisce agli arresti domiciliari

di Gavino Masia
Perseguitava la ex da due anni finisce agli arresti domiciliari

Il 32enne di Porto Torres era già stato arrestato per maltrattamenti ma aveva ripreso con le violenze Insieme a un complice, indagato a piede libero, è anche accusato di avere bruciato quattro auto

30 luglio 2017
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PORTO TORRES. Due anni fa era stato arrestato per maltrattamenti nei confronti della ex convivente – perché non sopportava la fine della burrascosa relazione – e da qualche mese aveva continuato con gli atti persecutori e pianificato anche una serie di attentati incendiari ai danni dell’automobile della donna e di altre tre auto di proprietà di una famiglia portotorrese. Le indagini dei carabinieri si sono indirizzate subito sul 32enne Giuseppe Garofalo, di Porto Torres, da ieri agli arresti domiciliari in esecuzione dell’ordinanza del Gip di Sassari Carmela Rita Serra e su richiesta del sostituto procuratore della Repubblica Maria Paola Asara. Sugli attentati incendiari alle auto Garofalo sarebbe stato aiutato da un complice, indagato a piede libero, e secondo le indagine dei militari avrebbe ideato un disegno criminoso per colpire pure quelle persone il cui unico torto era quello di essere amici e conoscenti della ex convivente.

L’uomo non aveva infatti mai metabolizzato la separazione dalla donna, da cui ha avuto una figlia, e nell’agosto 2015 non poteva avvicinarsi alla sua ex compagna in virtù della misura restrittiva del giudice nei suoi confronti. I carabinieri, al comando del capitano Romolo Mastrolia, lo hanno però pedinato e nel corso degli ultimi due anni hanno constatato «una serie indeterminata di condotte persecutorie e vessatorie tali da ingenerare nella donna perduranti stati di paura e indurla a modificare le abitudini di vita».

La misura cautelare del divieto di avvicinamento e in seguito gli arresti domiciliari non sono stati quindi sufficienti a determinare un ravvedimento dell’uomo. Garofalo, secondo i militari, avrbbe ostinatamente perdurato nelle condotte persecutorie e «rivolto minacce di morte alla ex convivente, alla sorella e alle amiche». Come strumento di ritorsione, invece, l’incendio delle autovetture in uso alla ex compagna e alla famiglia di una delle testimoni delle vicende di maltrattamenti. Tutti i passaggi degli atti incendiari commessi dai due indagati sono stati ricostruiti dagli inquirenti attraverso l’acquisizione di immagini estrapolate da sistemi di videosorveglianza e con intercettazioni telefoniche che hanno permesso di definire in maniera compiuta il quadro criminoso messo in atto. Una attività investigativa paziente quella condotta dalla stazione dei carabinieri di Porto Torres, col supporto del nucleo operativo, dove si è rivelato determinante anche l’ausilio di attività tecniche (intercettazioni telefoniche e ambientali) nell’arco di tempo che va dal settembre 2016 al marzo 2017. Indagini che hanno consentito di risalire al presunto colpevole (e al complice) degli atti persecutori e degli attentati incendiari di quattro automobili parcheggiate in diverse vie della città.

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