La Nuova Sardegna

Sassari

Un papà inventa un gioco per aiutare il figlio che soffre della sindrome di Asperger

di Giovanni Bua
Il Canopoleno a Sassari
Il Canopoleno a Sassari

L'invenzione del "ClubClub" per Il bambino autistico di otto anni In pochi mesi coinvolge i compagni di scuola, il Comune e la città in una caccia al tesoro

31 luglio 2017
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SASSARI. Una vita oltre Tirreno, occupandosi di “problem solving” per grosse multinazionali. La scoperta che il proprio bambino è affetto dalla sindrome di Asperger. Il ritorno a casa, in Sardegna, a Sassari. Per poter accompagnare, con tutta l’energia necessaria, il bambino nel difficile percorso sanitario, scolastico, relazionale. La convinzione, dopo anni di battaglia, che quello che si poteva fare non era abbastanza. Che le cure, il sostegno, le difficili e spesso deludenti amicizie, altro non erano che tanti pezzi di un puzzle che non si incastravano. E alla fine la decisione di mischiare le abilità professionali e l’amore di padre in una armoniosa e potente sinergia. Che ha prodotto un incredibile mondo immaginario, ma più reale che mai, dentro cui rovesciare gli schemi, e vivere una gigantesca e finalmente gratificante avventura. Questa è la storia di un padre, lo chiameremo Luca, e di suo figlio Antonio. E soprattutto di un club davvero particolare: il ClubClub.

Tutto nasce da un’illuminazione di Luca, che ogni giorno si deve confrontare con la sindrome del suo bambino di otto anni, un autismo ad alto funzionamento che ne limita enormemente, e probabilmente più di quanto potrebbe, la vita. «Il problema – spiega Luca – è che all’interno del contesto scolastico molti bambini, non solo nello spettro autistico ma anche con disturbi dell’apprendimento, deficit di attenzione, o magari con un particolare vissuto, possono mostrare un interesse minimo alla relazione con i coetanei. Questo in gran parte dipende dal fatto che non dispongono delle competenze appropriate per avviare il gioco, rispondere agli inviti, imparare osservando i pari. E il tutto finisce per sfociare, in molti casi, in atteggiamenti aggressivi e male interpretati».

Luca non accetta questa limitazione, e decide di mettere in campo la sua competenza professionale. Il progetto che prima lentamente e poi in maniera impetuosa prende forma è quello di invenatre il ClubClub (www.clubclub.it), che contatta il piccolo Antonio con una proposta: può diventare il bambino artefice dell’apertura di un club che includerà lui stesso e la classe e li coinvolgerà in una serie infinita di giochi e attività. Il bambino promotore, però, si deve però impegnare a migliorarsi in tante qualità, anche attraverso “corso di formazione” che lo aiuterà ad apprendere e allenarsi nei “trucchi dello stare insieme”.

Antonio aderisce con entusiasmo, e inizia il fantasioso e controllato piano di formazione, che lo porta, affiancato dalla sua famiglia e dalle insegnanti di sostegno, a presentare il Club in classe. Le attività coinvolgono un gruppo sempre più allargato di compagni, sino ad inglobare quasi l’intera classe, i genitori, le insegnanti e la dirigente.

Il fil rouge che guida le attività è un’antica leggenda che narra di curiosi personaggi, di strani misteri e di un antico tesoro che si trova nella scuola che ospita il ClubClub: il Canopoleno. Un tesoro nascosto da monsignor Canopolo, fondatore del convitto, che poteva essere trovato solo dopo 400 anni, quando i bambini fossero riusciti a superare le prove da lui ideate. Alla fine della caccia, durata alcuni mesi, che coinvolge la scuola, il Comune, Casa Serena, e si intreccia con iniziative cittadine, il gran finale: nell’ex Convitto, il quadro di Monsignor Canopolo si anima (grazie a un video) e rivela ai bambini il tesoro: giochi e materiale didattico ma anche un marchio “Canopolo treasures and lifestyle”, che marchierà felpe e t-shirts che saranno vendute e il cui ricavato sarà di proprietà dei bimbi.

Un gigantesco gioco che esaltato tutti. Dentro cui il piccolo Antonio si è sentito “uguale”. Un esempio da seguire per tutti, per cui Luca attende idee, progetti, contributi. Soprattutto una speranza, che per il Clubclub e per tutti i bambini speciali, questo sia solo il primo passo di un lungo cammino.

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