La Nuova Sardegna

Sassari

Il presunto killer di Ara: «Io sono innocente»

di Nadia Cossu
Il presunto killer di Ara: «Io sono innocente»

Vincenzo Unali è stato arrestato per l’omicidio di un 35enne di Ittireddu L’uomo al suo avvocato: non sono stato io. Atteso l’interrogatorio dal gip 

09 agosto 2017
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ITTIREDDU. Ha chiamato il suo avvocato Bachisio Basoli mentre i carabinieri lo arrestavano all’alba nella sua casa di Mores: «Dicono che ho ammazzato qualcuno, ma io non ho fatto nulla». Vincenzo Unali, 59 anni, da lunedì mattina è chiuso in una cella del carcere di Bancali con l’accusa di omicidio volontario. Sarebbe stato lui, secondo i carabinieri di Sassari, a uccidere con due colpi di pistola Alessio Ara, l’operaio di 35 anni freddato lo scorso 16 dicembre mentre entrava a casa della mamma, a Ittireddu.

A Unali i militari del nucleo investigativo di Sassari sono arrivati incrociando una serie di elementi significativi che hanno poi trovato il riscontro decisivo nel Dna. In un indumento che il presunto killer aveva perso durante la fuga sono infatti state trovate tracce biologiche e residui di polvere da sparo. Il lavoro dei carabinieri del Ris di Cagliari e di Roma ha fatto il resto.

Ora l’arrestato dovrà comparire davanti al giudice per le indagini preliminari Michele Contini per l’interrogatorio di garanzia che, fino a ieri, non era stato ancora fissato. Quasi certamente Vincenzo Unali si avvarrà della facoltà di non rispondere, in attesa che il legale prenda visione degli atti ed esamini con attenzione le prove a carico del suo assistito.

Durante l’attività investigativa, che è andata avanti per otto mesi, il lavoro “su strada” fatto di pedinamenti e osservazioni costanti del sospettato è stato supportato da quello più tecnico: esame dei tabulati telefonici, testimonianze, raffronti. Un lavoro certosino che potrebbe non essere ancora concluso.

Il movente che avrebbe spinto Unali ad ammazzare Ara con tale spavalderia (erano le 19 e gli aveva sparato davanti a casa in una via dove abitano diverse persone) è stato individuato dagli investigatori in questioni legate a rapporti di lavoro. Ossia: la vittima, che di tanto in tanto faceva il muratore, aveva eseguito alcuni lavori nell’abitazione dell’allevatore di Mores e da qui sarebbero partite le tensioni sfociate poi nel delitto.

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