La Nuova Sardegna

Sassari

Droga rubata in tribunale, altri 3 arresti

di Nadia Cossu
Droga rubata in tribunale, altri 3 arresti

Dopo i due dipendenti infedeli (in carcere da marzo) fermati i complici che spacciavano la cocaina dell’ufficio corpi di reato

13 agosto 2017
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SASSARI. Non solo droga ma anche gioielli, scarpe, magliette contraffatte, tutta merce destinata alla distruzione che invece finiva nuovamente sul mercato grazie a una rete di spacciatori che i carabinieri di Sassari hanno individuato e arrestato. Cinque in tutto le persone destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip.

L’antefatto. Mauro Cuccuru, dipendente del palazzo di giustizia di Sassari, era stato arrestato lo scorso marzo in flagranza insieme al collega Danilo Martini (autista della Procura) con un chilo di cocaina. Droga che Cuccuru avrebbe rubato dall’ufficio corpi di reato nel quale lavorava da anni: una stanza al secondo piano del palazzo di giustizia dove vengono custoditi gli oggetti sequestrati durante un’attività di indagine che possono diventare “prove” in un processo. A conclusione del dibattimento il giudice dispone la loro destinazione. La droga, ad esempio, viene solitamente portata agli inceneritori per essere distrutta. Ma Cuccuru, a quanto pare, spesso se ne impossessava e poi la spacciava. E rubava – da quell’ufficio che conosceva molto bene – anche altri oggetti: preziosi, capi di abbigliamento contraffatti, occhiali. I militari li avevano recuperati durante la perquisizione nella sua abitazione. Un bottino variegato che lui portava a via a “piccole dosi” per non essere scoperto dai colleghi.

Le nuove accuse. Ora entrambi i dipendenti del tribunale devono rispondere di spaccio di droga, peculato e truffa aggravata ai danni dello Stato a causa dell’assenteismo dal posto di lavoro (documentato dai militari nell’ambito della stessa inchiesta). Ma le indagini del nucleo investigativo dei carabinieri di Sassari al comando del capitano Antonio Pinna, coordinate dal sostituto procuratore della Repubblica Giovanni Porcheddu, hanno anche consentito di ricostruire una rete di spacciatori alla quale Cuccuru e Martini facevano riferimento.

Gli arresti. Ieri mattina sono finiti in carcere Angelo Antonio Oggiano, 49enne di Badesi e Fabrizio Fois, 50enne di Ploaghe, entrambi disoccupati. Mentre è stato mandato ai domiciliari Antonio Salvatore Marinelli, 41enne di Alghero, tecnico informatico che attualmente lavora in un bar. I tre devono rispondere a vario titolo di spaccio di droga, estorsione, tentato incendio e ricettazione di alcuni oggetti (tra cui un coltello) provenienti sempre dall’ufficio corpi di reato.

L’estorsione. Durante la lunga attività tecnica predisposta in seguito ai primi due arresti di marzo, infatti, i carabinieri hanno intercettato, pedinato, ascoltato. Un lungo lavoro attraverso il quale è venuta a galla tutta un’altra serie di reati. Come ad esempio l’estorsione architettata da Oggiano. L’uomo, con precedenti penali alle spalle, «millantando conoscenze con criminali del Nuorese e della Corsica – ha spiegato nella conferenza stampa il maggiore Emanuele Fanara – era riuscito a farsi dare cinquecento euro da un albergatore e da un altro imprenditore di Sassari». Insieme a Fois, invece, «aveva cercato di svaligiare una casa e poi di incendiarla. Il piano non era andato a buon fine solo perché non erano riusciti ad aprire la porta blindata».

L’inchiesta. Come ha tenuto a ricordare il maggiore, il risultato è stato raggiunto grazie a un lavoro sinergico coordinato dal sostituto procuratore Porcheddu, seguito personalmente dal procuratore capo Gianni Caria e svolto sul campo dal reparto operativo dei carabinieri di Sassari con la collaborazione della sezione di polizia giudiziaria della Procura. A marzo era stato il procuratore capo in persona a esprimere «vivo apprezzamento per la professionalità del personale coinvolto nelle indagini». In quell’occasione Caria aveva voluto ribadire «la più completa fiducia nei confronti del personale amministrativo degli uffici giudiziari di Sassari per l’abnegazione e il pieno senso del dovere da sempre dimostrato nello svolgimento del lavoro quotidiano».

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