La Nuova Sardegna

Sassari

Aragosta rossa in salvo grazie a tecnici e pescatori

di Gavino Masia
Aragosta rossa in salvo grazie a tecnici e pescatori

Al via un ambizioso progetto di tutela nell’Area marina protetta dell’Asinara Gli esemplari di piccola taglia saranno marchiati e reinseriti in mare 

19 agosto 2017
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PORTO TORRES. È cominciata in questi giorni la fase sperimentale del progetto per la tutela dell’aragosta rossa nell’Area marina protetta dell’Asinara. La sperimentazione è estesa alle imbarcazioni delle marinerie di Porto Torres e Stintino autorizzate alla pesca all’interno dell’Amp.

Sono stati individuati sull’isola dell’Asinara tre punti di raccolta, dislocati nelle località di Fornelli, Cala Reale e Cala d’Oliva. Il progetto, realizzato dall’Ente Parco, è denominato “Difendiamo l’aragosta” e vedrà all’opera gli specialisti del Centro recupero animali marini dell’Asinara e del dipartimento di Scienze della vita e dell’ambiente dell’Università di Cagliari.

L’obiettivo è quello di proteggere le aragoste rosse - in particolare quelle ancora piccole e non commerciabili - valutando il loro stato di salute, marcandole e inserendole all’interno della zona di ripopolamento lungo l’Area marina protetta.

A essere protagonisti consapevoli saranno invece i pescatori professionisti che operano nel golfo dell’Asinara, che forniranno dati relativi alla loro attività di pesca e conferiranno aragoste non commerciabili. Si tratta di una occasione importante per preservare la biodiversità dell’area che circonda l’ex isola carcere: da una parte difendendo quando ancora è troppo piccolo un crostaceo pescato per la sua bontà oltre che per l’alto valore economico; dall’altra consentendo di stimare la popolazione delle aragoste che si trovano nell’Area marina protetta, così da valutare anche il loro stato.

«La pesca all’aragosta rossa rappresenta un’importante attività e fonte di reddito per i nostri pescatori - afferma il vicepresidente dell’Ente Parco dell’Asinara, Antonio Diana - e vorremmo fare in modo di proteggere quelle di piccola taglia, così che diventino pescabili al momento opportuno».

Gli stessi pescatori, aggiunge Diana, avranno un ruolo importantissimo proprio perché consegneranno i crostacei sotto taglia pescati agli specialisti del Crama, a Cala Reale. «In questo modo avranno un rimborso sul pescato, a prezzo di mercato, che rappresenta un ulteriore stimolo a consegnare le aragoste troppo piccole, così da preservare la specie e dare un sostegno alla loro attività».

Gli specialisti del Crama, dopo la consegna, si occuperanno della rilevazione dei dati sulle aragoste, controllando il loro peso, la lunghezza del carapace, lunghezza totale, il sesso e la metodologia di pesca. Gli esemplari non commerciabili saranno così marcati e rilasciati dopo tre giorni all’interno della zona marina vietata alla pesca e al passaggio di qualsiasi imbarcazione. Le potenziali ricatture permetteranno inoltre di fornire informazioni sui tassi di crescita e di spostamento rispetto alle zone di rilascio.

Il dipartimento di Scienze della vita e dell’ambiente dell’Università di Cagliari si occuperà della supervisione scientifica del progetto e dell’analisi dei dati.

Il progetto è stato preparato con cura dagli uffici del Parco - attraverso il direttore dell’Ente Pierpaolo Congiatu e dell’Area marina protetta Vittorio Gazale - e prevede l’avvio della prima fase sperimentale durante questo mese e la ripresa in occasione della prossima stagione di pesca delle aragoste, nel marzo 2018.

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