La Nuova Sardegna

Sassari

Le Province sarde al collasso, scuole e strade senza risorse

di Luca Rojch
Le Province sarde al collasso, scuole e strade senza risorse

Nelle casse solo i soldi della Regione. Erriu: ora lo Stato deve darci i fondi

24 agosto 2017
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SASSARI. Immortali, ma malconce. Le Province sarde sono rimaste senza un euro. Lo Stato rapace porta via tutto quello che potrebbero incassare, dalla Regione arrivano risorse con il contagocce. I commissari con operazioni creative sono riusciti a mantenere ancora a chiudere i bilanci e a mantenere i conti in ordine, ma il tracollo è a un passo. A Sassari servono le risorse per la gestione ordinaria: stipendi, strade e scuole. A Nuoro non è possibile garantire la percorribilità dei 1300 chilometri di strade provinciali. A Oristano da tempo hanno portato il limite di velocità a 30 chilometri su una parte delle strade.

Paradosso istituzionale. Cancellate nel 2012 e resuscitate nel 2016 le Province celebrano la loro invincibile sconfitta. Sono destinate a una vita di affanni, senza neanche un euro per riparare la buca di una strada, ma a dicembre verranno eletti presidenti e giunte. Di fatto non sono mai morte, ma vivono in una sorta di limbo. Lo Stato non ci mette una lira. Non solo, ha anche prosciugato tutte le fonti di sostentamento. Basta un esempio per capire l’affanno. Lo Stato chiede che le Province contribuiscano al risanamento dei conti pubblici. A Sassari ogni anno chiede 50 milioni. E per ottenerli fa un prelievo forzoso. Drena a monte la quota dell’Rc auto e dell’Ipt, la tassa che si paga quando si compra un’auto, che spetterebbero alle Province. Ma da Sassari otteine al massimo 30 milioni. «Quindi sulla carta la Provincia dovrebbe versarne altri 20 – spiega il commissario della Provincia di Sassari, Guido Sechi –. Così quando dal governo hanno destinato 10 milioni di euro per le Province sarde lo Stato ha trattenuto anche la quota di 2 milioni. Ci hanno detto che il debito era sceso a 18 milioni. Una beffa».

In una lenta fine per asfissia l’unico finanziamento rimasto, in via eccezionale, arriva dalla Regione. 50 milioni che le quattro Province devono dividere. Ma è un po’ come pensare di irrigare una pianura desertica con un bicchiere d’acqua.

L’Sos. I commissari non nascondono le difficoltà. Le quattro Province hanno 1100 dipendenti e devono gestire strade, scuole e verde. La situazione è vicina al collasso e la Regione cerca di turare le falle dei bilanci con provvedimenti tampone. L’ultima delibera di giunta ha previsto di trasferire 3 milioni di euro alle società in house delle Province per evitare il crac. Impossibile pensare non solo a interventi, ma anche alla manutenzione ordinaria. Il risultato è già visibile. Basta prendere l’auto e percorrere qualcuno dei 5.452 chilometri di strade provinciali, il tratto statale è di 3milla chilometri, per capire come la manutenzione sia un lusso che le Province non si possono permettere. Ma ora anche i più efficienti non nascondo la loro preoccupazione davanti alla necessità di intervenire negli istituti prima dell’avvio dell’anno scolastico. Impossibile farlo senza un euro in cassa. Per loro una vita low cost, più di sussistenza che di esistenza.

La Regione. In questo anno l’assessore agli Enti locali Cristiano Erriu ha fatto una sorta di miracolo. Prima ha varato una legge di riforma degli enti locali. In realtà doveva funzionare senza le Province, ma il risultato del referendum del 4 dicembre 2016 le ha salvato. Niente panico Erriu aveva previsto anche questo. Anche se ora ci si trova con Comuni, Unioni dei comuni, reti metropolitane e Province. Una foresta di enti intermedi. Ma quello che la Regione non aveva previsto è che lo Stato avrebbe continuato a tagliare le risorse. «È vero il governo con la manovra e la manovrina non ha dato i fondi per le Province delle Regioni a statuto speciale – spiega Erriu –. Non solo, ma continua il prelievo forzoso. Noi in questi anni abbiamo dato le risorse per continuare a farle funzionare. Le abbiamo prelevate dal fondo unico. 50 milioni per quest’anno. Poi ci sono state razionalizzazioni. I dipendenti sono scesi da 2mila a 1100. La Sardegna è l’unica Regione che è intervenuta per sostenere economicamente le Province. Ora è necessario che il governo prenda coscienza che deve essere lui a sostenere le Province. La giunta porta avanti la battaglia per ottenere questo riconoscimento di responsabilità. Abbiamo inviato lettere e siamo in stretto contato con i ministri. Le Province devono per prima cosa avere le risorse che arrivano da Rc auto e ipt. Non si può pensare di farle vivere con il fondo unico Regionale».

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