La Nuova Sardegna

Sassari

Su Li Nibari Tecnicoop risponde «Impianti e arredi sono nostri»

di Salvatore Santoni
Su Li Nibari Tecnicoop risponde «Impianti e arredi sono nostri»

Sul campeggio comunale di Sorso e sull’attuale gestione pende un’ordinanza di sequestro All’origine un accordo di transazione per 29 case mobili e per tutte le attrezzature del villaggio

26 agosto 2017
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SORSO. La guerra tra i privati all’ombra del camping Li Nibari non conosce ferie. Nei giorni scorsi l’attuale gestore del campeggio comunale, la Sardegna Holidays, aveva gettato acqua sul fuoco divampato dopo la decisione del tribunale di dare il via libera al sequestro giudiziario di una serie di attrezzature vitali per far funzionare la struttura ricettiva della Marina di Sorso. Una presa di posizione secondo la quale il giudice avrebbe disposto il blocco soltanto per le case mobili, che però non è stata digerita dalla Tecnicoop.

Le case mobili. A replicare è il presidente della coop, Pietro Salis, che in passato gestì il campeggio per conto del Comune fino a quando, nel 2012, arrivò l’accordo di transazione per interrompere ogni rapporto. «L’amministratore della Sardegna Holidays - spiega l’imprenditore - è a conoscenza che nell’atto di transazione stipulato tra la Tecnicoop e il Comune le 29 case mobili sono state riconosciute di esclusiva proprietà della nostra coop. Tant’è che sia nell’avviso di gara a evidenza pubblica per la locazione del camping li Nibari sia nel contratto di gestione stipulato tra il Comune e la Sardegna Holidays, le case mobili non vengono citate come di proprietà pubblica».

I beni sequestrati. «Sull’oggetto del sequestro è falso dire che riguarda esclusivamente le 29 case mobili - riprende il presidente di Tecnicoop -. Infatti nell’ordinanza del giudice i beni sono indicati in quelli che si trovano nell’atto di cessione del ramo di azienda sia nell’atto di transazione stipulato fra il comune di Sorso e la Tecnicoop, oltre a 10 case mobili in leasing». Il blocco riguarda una serie di attrezzature senza le quali il campeggio è soltanto un insieme di dune, vegetazione e locali vuoti. «A titolo esplicativo e non esaustivo - conclude Pietro Salis - i beni soggetti a sequestro sono i seguenti: 39 strutture abitative con relativi allacci e arredi; 28 roulottes; tutte le attrezzature di bar, ristorante, market-forno pizza e cella frigo; tutte le attrezzature sia degli uffici sia della piscina; tutti gli impianti di riscaldamento (come i pannelli solari) dei 6 gruppi di servizi igienici e tutti i condizionatori; infine, il marchio aziendale Li Nibari».

«Basta polemiche». «Ogni questione - spiega il legale della Tecnicoop, Carlo De Cesaro - è stata compiutamente analizzata dal tribunale nell’ordinanza, ritualmente comunicata dalla cancelleria e in corso di esecuzione». «Nel contradditorio tra le parti - aggiunge l’avvocato dello studio Bassu di Sassari - il giudice ha concesso il sequestro giudiziario accogliendo integralmente le istanze avanzate dalla Tecnicoop. Quest’ultima è completamente disinteressata da ogni polemica, essendo animata dall’unico fine di perseguire la tutela dei propri diritti».

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