La Nuova Sardegna

Sassari

Minacce a Bancali, nel carcere gli agenti speciali per i controlli sui terroristi islamici

di Gianni Bazzoni
Minacce a Bancali, nel carcere gli agenti speciali per i controlli sui terroristi islamici

Sassari, il decreto firmato a luglio da Orlando. Il ministro aveva visitato il penitenziario che ospita 25 superjihadisti

28 agosto 2017
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SASSARI. Il ministero della Giustizia ha deciso di rinforzare i controlli nei confronti dei terroristi islamici detenuti nelle carceri italiane, a cominciare dal penitenziario di Bancali dove i reclusi sono 25, mentre a Nuoro sono 7. A fine luglio è stato firmato il decreto con il quale si ridefiniscono le competenze del Gruppo operativo mobile (il cosiddetto Gom) e a loro - che già si occupano dei detenuti sottoposti al regime del 41bis - spetterà il compito di sorvegliare i terroristi di matrice islamica.

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La procedura ha subito una accelerazione nelle ultime settimane, anche perché nelle carceri (compreso quello sassarese) si sarebbero moltiplicati gli episodi di minacce da parte dei reclusi accusati di terrorismo nei confronti di agenti della polizia penitenziaria in servizio nei reparti chiamati “As2” (Alta sorveglianza 2, quella che viene immediatamente dopo la “As1” che è quella con la quale vengono classificati i 41bis: i detenuti per reati di mafia e i boss della criminalità organizzata in generale), con offese e provocazioni accompagnate dal grido «Italiani di m...viva Allah»).

Il ministro della Giustizia Orlando aveva già visitato il supercarcere di Bancali e anche il Dipartimento dell’amministrazione penitenziaria conosce molto bene la realtà Sassarese e quella sarda più in generale. I controlli, evidentemente, sono sempre piuttosto elevati e legati anche ai possibili rischi di radicalizzazione in carcere con azioni mirate nei confronti di detenuti fragili e facilmente “trattabili”.

Con il decreto nella fase esecutiva, i rinforzi a Bancali sono attesi a breve (a Nuoro invece i detenuti As2 erano già sotto il controllo del Gom nel cosiddetto “braccetto della morte” ricavato a Badu ’Carros).

E proprio i corpi speciali arrivano con una formazione specifica per la gestione delle nuove esigenze che nascono dalla presenza dei detenuti filojihadisti che puntano a ritagliarsi sempre nuovi spazi. Dall’inizio del 2016 - tra l’altro - sarebbero una ventina le conversioni all’Islam nel carcere sassarese di Bancali. La Sardegna è sotto la lente del Ministero e dell’amministrazione penitenziaria perché in Italia sono 44 i detenuti di fede islamica accusati di terrorismo internazionale e più della metà sono rinchiusi nei penitenziari dell’Isola: 25 a Sassari, appunto, e 8 a Nuoro. A Bancali sono una decina quelli che stanno subendo il processo perchè considerati parte della cellula olbiese di Al Quaeda, e siccome nel penitenziario risultano rinchiusi i più pericolosi, ecco che alcuni segnali di insofferenza e certi atteggiamenti ripetuti nel tempo hanno convinto l’amministrazione penitenziaria a sollecitare una estensione delle competenze del Gom anche a Sassari dove il Gruppo operativo mobile già si occupa dei 41bis.

L’elenco è interessante. Tra i sorvegliati speciali nel carcere di Bancali c’è - per esempio - Hamadi Ben Abdul Aziz Benm Ali, il 51enne tunisino con una lista infinita di alias, che a suo tempo figurava nei primi 30 superjihadisti della black list stilata da Obama.

Ma dietro le sbarre del supercarcere sassarese ci sono anche altri volti noti, come quello di Abderrahim Moutaharrik, il marocchino 27enne , campione di kick boxing, conosciuto come “il pugile” e arrestato con l’accusa di terrorismo internazionale e presunti legami con l’Isis. E poi c’è Karlito Brigande, considerato uno dei criminali macedoni più pericolosi, ex militante dell’esercito nazionalista Uck e ritenuto uno dei “cani sciolti” dell’Isis: era stato arrestato a Roma mentre era in procinto di partire per l’Iraq.

L’arrivo dei nuovi agenti speciali del Gom consentirà alla direzione del carcere e all’amministrazione penitenziaria di riorganizzare i servizi e destinare l’organico della polizia penitenziaria (che risulta carente) alla gestione degli altri reclusi.

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