La Nuova Sardegna

Sassari

La Pelosa scoppia, numero chiuso o muore

di Paoletta Farina
Un'immagine scattata a fine agosto (Gianfranco Flore)
Un'immagine scattata a fine agosto (Gianfranco Flore)

Ad agosto a Stintino 5mila presenze al giorno, per ogni bagnante poco più di 2 metri quadri. Il Wwf: «Subito interventi»

04 settembre 2017
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SASSARI. Un bagno alla spiaggia della Pelosa è il sogno di ogni turista. Ma anche quest’estate, soprattutto ad agosto, quel sogno si è spesso infranto contro la muraglia umana di bagnanti e ambulanti che occupa militarmente l’arenile, sin dalle prime ore del mattino. Una calca di migliaia corpi sudati e stretti come sardine, impegnati in lotte per la conquista di uno spicchio di sabbia e che hanno prodotto anche “originali” trovate come quella di costruire muri per conquistare una propria zona e non trovarsi gomito a gomito con gli estranei. Una marea umana che calpesta, sporca e porta via incollata alla pelle, al vestiario e ai teli da mare la fine sabbia bianca che è ormai diventata un ricordo, ingrigita come si è negli anni. Insomma, la spiaggia scoppia. E in molti cominciano ad invocare il numero chiuso.

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Secondo le stime del Comune, ogni giorno ad agosto nella perla del borgo marinaro si sono riversate almeno cinquemila persone. E intanto il lido si è ristretto. Ebbene, stando allo studio pubblicato nel 2010 dall’Ispra, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale e condotto in convenzione con il Comune stintinese che lo ha utilizzato per il progetto speciale di riqualificazione della Pelosa, già nell’arco di tempo considerato dai ricercatori Saverio Devoti e Sergio Silenzi, è cioè tra il 2006 e il 2008, la carrying capacity, cioè la capacità di carico sostenibile da parte dell’arenile, era ampiamente superata.

La ricerca aveva individuato in 1347 persone il carico sopportabile per non distruggere la spiaggia, indicando il numero ottimale di presenze tra le 1250 e le 1300. I ricercatori avevano anche individuato lo spazio “vitale” tenendo conto della superficie dell’epoca (novemila metri quadrati) ed erano arrivati alla conclusione che per godere di una giornata di mare senza dover sentirsi sfondare i timpani dalle urla di bambini, dalla musica o dalle chiassose telefonate del vicino, avere un minimo di privacy e ritornare a casa soddisfatto, occorrerebbero almeno 5 metri quadri per ogni frequentatore con ombrellone, telo e spiaggina contro i 2,8, andando bene, che il singolo aveva allora a disposizione. Quindi stoppare l’assalto si sta facendo sempre più urgente e proprio lo studio dell’Ispra invita al numero programmato di accessi, perché uno dei principali fattori di dissesto della Pelosa è l’elevata fruizione turistica.

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«Una situazione che è diventata ormai insostenibile – dice allarmata Wanda Casula, presidente del Wwf, intanto impegnato per salvaguardare un altro luogo incantevole della costa stintinese, Ezzi Mannu –. Se vogliamo conservare la Pelosa anche per le generazioni future occorre che il Comune di Stintino realizzi al più presto il progetto speciale per la tutela di una delle più belle spiagge del Mediterraneo. Che non può più sopportare l’attuale carico antropico: bisogna, quindi, ridurre l’accesso secondo quando prevede lo stesso progetto speciale».


Un’idea, quella di istituire il numero chiuso o l’ingresso programmato nelle zone costiere di particolare pregio, che in questa calda estate 2017 ha tenuto banco tra i sindaci di tutta Italia, anche se poi di azioni reali non ce ne sono state, in attesa che i turisti, dopo aver preso d’assalto le spiagge, se ne tornassero a casa. Ci sono, invece, e proprio in Sardegna, due esempi vincenti, le spiagge di Budelli (Parco della Maddalena) e dell’oasi di Bidderosa.

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«Azioni di tutela sono possibili, quindi – fanno notare dal Wwf –. Ci chiediamo perché, ad esempio, anche la Pelosa non possa entrare nel perimetro del Parco dell’Asinara, che garantirebbe una sua fruizione controllata. La spiaggia, al momento, è anche fuori dalla zona Sic (Sito di interesse comunitario) e dalle Zone protette speciali (Zps)del litorale di Stintino». L’associazione ambientalista è convinta che non si può restare a guardare lo scempio che ogni giorno deve subire la spiaggia. Casi segnalati anche dagli stessi turisti. Basta con le dune calpestate e diventate sede stabile di bancarelle, basta con i rifiuti e i mozziconi di sigarette, lasciati dai soliti maleducati. Quell’angolo di paradiso non lo merita proprio.
 

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