La Nuova Sardegna

Sassari

Turismo, nell’anno record la Sardegna è al collasso

di Alessandro Pirina
Turismo, nell’anno record la Sardegna è al collasso

Argiolas: «Numeri troppo alti, non possiamo sopportare un carico simile»

11 settembre 2017
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SASSARI. Un’estate sold out. Ma appunto solo un’estate. Per due mesi nell’isola non si trovava un posto letto, un tavolo in pizzeria, e ancora meno uno spazio in spiaggia per stendere l’asciugamano. Il 2017 sarà ricordato come l’anno del grande boom, del ritorno ai vecchi fasti. Non ci sono ancora numeri ufficiali, ma l’assessore Barbara Argiolas anticipa «un 14 per cento in più rispetto all’anno scorso». Cifre record che se da un lato fanno gongolare operatori e commercianti, dall’altro accendono i riflettori sui gravi rischi per l’ambiente. È la stessa titolare del Turismo a lanciare l’allarme. «Tutti oggi diciamo che è stata una grande estate, ma questa stagione segna un punto di non ritorno». Quando parla la Argiolas pensa alle spiagge della Pelosa, di Tuerredda, questa estate invase da migliaia di persone come mai accaduto prima, tanto che prende sempre più corpo l’ipotesi di istituire il numero chiuso. «Non possiamo rischiare che i nostri figli non vedano più le nostre spiagge». Ma non solo. «Se tu promuovi un’idea di spiaggia selvaggia e poi non hai un centimetro disponibile per stendere l’asciugamano si rischia l’effetto boomerang».

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La grande invasione. I dati parlano di circa 13 milioni e mezzo di presenze, distribuite soprattutto nei mesi estivi, su tutti luglio e agosto. «Oggi in tanti gioiscono per i numeri ma altri quattro anni così non li reggiamo in termini di acqua, rifiuti, seconde case – dice ancora la Argiolas –. Non si può più ragionare su picchi di 50 giorni, meglio puntare su altri tipi di vacanza con turisti che scegliamo. Occorre governare questo processo. Meglio un turista che lascia nell’isola due euro che cinque che lasciano 50 centesimi a testa».

Oltre il balneare. La ricetta è andare oltre il turismo balneare, ma senza parlare di destagionalizzazione. «Questo concetto lascia al centro il balneare, mentre questa estate ci ha dimostrato che un turista in più è stato più un costo marginale che un ricavo – spiega ancora l’assessore –. Il messaggio di questa stagione è che una risorsa scarsa è finita. Finora abbiamo delegato alle imprese, agli alberghi la definizione del nostro turismo, ora tocca alla Regione prendere in mano quelle che sono le vocazioni dell’isola. Da un lato, dobbiamo salvaguardare il balneare, anche attraverso scelte coraggiose, come i numeri chiusi nelle spiagge, dall’altro bisogna elevare la qualità dell’offerta. Più che sui grandi numeri dobbiamo essere capaci di soddisfare i bisogni dei turisti».

Legge urbanistica. La Argiolas, soriana di ferro, non entra nel merito della discussione sulla legge urbanistica che vede contrapposti l’ex governatore e l’assessore Cristiano Erriu. «Gli alberghi hanno necessità di adeguarsi agli standard internazionali, ormai la domanda dei 4 stelle è aumentata – afferma –. Più che altro io non vincolerei l’aumento della cubatura ai soli servizi, lascerei libero l’albergatore, perché è lui che conosce meglio il suo mercato». Ma in una Sardegna che punta ad ampliare la sua offerta turistica la ricettività non può riguardare solo le località di mare. «La legge urbanistica deve essere lo strumento che guidi questo cambiamento, che spinga i turisti a venire anche a novembre. Non è facile, perché nelle zone interne non abbiamo grandi alberghi, ma dobbiamo lavorare perché l’isola diventi una scelta di viaggio di vera, complementare al balneare. Noi abbiamo la fortuna di avere coste e interno, di avere un patrimonio materiale e immateriale immenso. Si tratta di processi lenti, di una scommessa collettiva che dobbiamo vincere».

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