La Nuova Sardegna

Sassari

Porto Torres, famiglia sfrattata trova una “casa” nel parco San Gavino

di Gavino Masia
Il piccolo magazzino dove abita la famiglia Serra
Il piccolo magazzino dove abita la famiglia Serra

Quattro persone devono vivere in 15 metri quadrati. L’assessora Nuvoli: «Seguiamo il caso della famiglia Serra»

12 settembre 2017
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PORTO TORRES. Gli sfratti dalle abitazioni collegate allo stato di indigenza delle persone sta aumentando a vista d’occhio in una città dove predomina l’assistenzialismo pubblico e sono praticamente ridotte al lumicino le opportunità di lavoro.

Una di queste è certamente quella della famiglia Serra - moglie e marito entrambi di 40 anni e due figli minori di 11 e 16 anni – che da sei giorni vivono in un locale di 15 metri quadri all’interno del parco di San Gavino. Sono stati sfrattati lo scorso 30 giugno dalla casa di via Mentana dove vivevano, poi durante l’estate sono andati a vivere nella spiaggia delle Acque Dolci in attesa di qualche novità positiva riguardo all’abitazione, che non è mai arrivata.

«Sono riuscito a pagare l’affitto dell’appartamento sin quando ho potuto lavorare “in nero” – dice Luca Serra -, poi però il lavoro è finito e non avendo i soldi sono stato sfrattato su richiesta dei proprietari e sentenza del giudice. All’inizio sono riuscito a sistemare un bambino da mia madre e l’altro da mia suocera, ma questo periodo è durato poco tempo perché anche loro vivono una situazione di estrema povertà e sono malati».

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I due ragazzi riprenderanno tra poco a frequentare la scuola (il più piccolo in prima media e l’altro all’istituto d’Arte di Sassari) e vivere in quella stanza minuscola, seppur dignitosamente, diventa impossibile quando ci si deve muovere per svolgere le diverse attività quotidiane. «L’assessorato alle Politiche sociali mi aveva dato un voucher di 500 euro – aggiunge Serra –, dove ho pagato le vecchie utenze della casa dove abitavo e ho cercato in tutti i modi di tirare avanti per far mangiare la famiglia. L’assessora mi detto oggi (ieri) che sono disponibili a darmi una caparra per poter pagare il primo mese di affitto in una casa che dovrei cercare, ma sono senza lavoro e non posso permettermi di pagare il mese successivo nonostante sia stato inserito nella graduatoria del Reddito di inclusione sociale».

Nell’angusto locale del parco San Gavino è cominciata la corsa alla solidarietà con buste di viveri recapitate da cittadini di tutte le età, ma rimane una piccola casa dove abitare tutti assieme la priorità principale a cui aspira la famiglia Serra per potersi allontanare da questo stanzino.

Sono circa duemila gli utenti assistiti dall’assessorato alle Politiche sociali e, nei casi più eclatanti, sono previste pure delle somme per coprire delle situazioni di emergenza. «Come Servizi sociali stiamo seguendo attentamente l’emergenza abitativa del signor Serra – conferma l’assessora alle Politiche sociali Rosella Nuvoli – e abbiamo messo a sua disposizione una caparra per poter pagare almeno la prima mensilità di affitto di una casa: ricevo ogni giorno utenti che lamentano il fatto che ci sono famiglie che occupano case comunali senza averne i requisiti. Ma poi non denunciano quali siano, anche in forma anonima, così da poter fare le opportune verifiche pure con l’ausilio della Guardia di finanza».
 

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