La Nuova Sardegna

Sassari

Malato di tumore, la famiglia attacca: «Dignità negata»

di Gian Mario Sias
Malato di tumore, la famiglia attacca: «Dignità negata»

ALGHERO. La storia è di quelle da prendere con le pinze. Da una parte c’è una famiglia devastata da una prova troppo grande per accettare lucidamente l’algido linguaggio della burocrazia sanitaria e...

17 settembre 2017
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ALGHERO. La storia è di quelle da prendere con le pinze. Da una parte c’è una famiglia devastata da una prova troppo grande per accettare lucidamente l’algido linguaggio della burocrazia sanitaria e le liturgie di una prassi ospedaliera che purtroppo non può permettersi di guardare sempre ai sentimenti. Dall’altra, anche se nessuno conferma e nessuno rilascia dichiarazioni, c’è l’assoluta convinzione degli operatori di aver fatto tutto quello che c’era da fare e anche qualcosa in più.

Da una parte c’è un uomo di 59 anni, di Alghero, al quale lo scorso maggio è stato diagnosticato un tumore ai polmoni. Un colpo bassissimo, per lui, per i suoi parenti, per la sorella e il cognato, che gli stanno vicini, lo assistono, lo seguono in un calvario che purtroppo sembra destinato a non durare ancora troppo a lungo. Dall’altra c’è il reparto di Medicina, dove i salti mortali e una certa familiarità a situazioni di frontiera non bastano a far fronte a situazioni per le quali l’ospedale civile di Alghero si rivela inadeguato sul piano strutturale e dimensionale.

Così succede che l’esasperazione di una famiglia che chiede il rispetto della dignità del proprio congiunto gravemente malato si scontra con le esigenze e le regole, con la ragione e le possibilità oggettive: tutte cose sacrosante, ma difficili da spiegare a chi è appresso a un’odissea fatta di chemioterapie, radioterapie e altre pene che rendono meno lucidi i malati e i loro parenti.

Ma succede anche, al netto del racconto raccapricciante da parte dei parenti della sfortunata e involontaria vittima di questa assurda vicenda, che mentre si discute di sanità di primo livello, di reti e di strutture, di razionalizzazioni, di accorpamenti, di trasferimenti, di potenziamenti, di nuove strutture, l’ospedale civile di Alghero rischi di andare in tilt a causa dell’impossibilità di far fronte alle richieste di una famiglia che d’altro canto deve fare i conti con le immense difficoltà del sistema territoriale e la scarsa dimestichezza con le prassi dell’assistenza domiciliare integrata.

Nei giorni scorsi la vittima assoluta di tutta la faccenda è stata dimessa dall’ospedale civile. Le cure antitumorali hanno prodotto come conseguenza delle ulcere in tutto il corpo e sulle gambe. Per i parametri ospedalieri era “dimissibile”, ma sentirselo dire ha mandato in collera i parenti, che hanno rifiutato le dimissioni, hanno chiesto ulteriori accertamenti, sono passati per il pronto soccorso, sono riusciti a ottenere un ulteriore ricovero e poi il trasferimento all’ospedale di Thiesi. Motivo dello spostamento: la mancanza di posti in lungodegenza e l’impossibilità di tenerlo nel reparto di Medicina, dove i posti servono per i malati acuti. Purtroppo, non è il caso in questione. La denuncia dei familiari, ben più grave nei toni e nella sostanza, non restituirà a quell’uomo la dignità che secondo loro gli è stata negata. Ma magari servirà per puntare i riflettori di chi gestisce la sanità algherese su una situazione al limite del sostenibile.

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