La Nuova Sardegna

Sassari

Ombrelloni e lettini su bagnasciuga e rocce

Ombrelloni e lettini su bagnasciuga e rocce

È sempre caccia agli spazi nell’arenile che negli anni si è ristretto ma resta affollatissimo

18 settembre 2017
2 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Ombrelloni e lettini fin quasi sul bagnasciuga. Prati inglesi sulle rocce per estendere una spiaggia che negli anni si è consumata. Alla Pelosa ogni spazio viene occupato per dare un po’ di respiro alla calca di persone che l’assediano. Non è un bel vedere, ma ormai ci si è quasi abituati (o rassegnati) allo stravolgimento di un’area che molti concordano essere una delle più belle del Mediterraneo.

Un ricordo la distesa di sabbia bianca in cui tra le pause del bagno e della tintarella i giovani di quarant’anni fa giocavano partite di calco in un campo aperto dalle dimensioni quasi regolamentari. Un ricordo anche le dune e le “passeggiate” per raggiungere il baretto, ormai è a pochi passi dall’acqua.

È questo il passato che quanti lo hanno vissuto vorrebbero si rimaterializzasse. Certo, non si può pretendere di avere le spiagge deserte di un tempo, perché i flussi verso il maare sia quelli interni dell’isola, sia quelli che arrivano dall’esterno sono aumentati. «Ma bisogna comprendere che un luogo troppo affollato si deprezza – afferma Wanda Casula, presidente della sezione sassarese del Wwf –. Preservarlo, invece, significa ricchezza per tutti, perché l’ambiente non viene violato e se ne può godere appieno quando la sua bellezza non viene mortificata da una presenza massiccia che porta con sé sporcizia, depauperamento della sabbia. Un degrado su cui ciascuno di noi deve riflettere, facendo la sua parte con il rispetto dei luoghi che frequenta».

L’associazione ha lanciato per prima l’allarme sullo stato della Pelosa durante i mesi estivi. Allarme a cui è seguito quello del parlamentare sassarese Mario Segni, frequentatore della spiaggia da quando era un bambino, e infine quello del Fai (Fondo ambiente italiano). Tutti hanno invocato misure per arginare lo sfruttamento eccessivo della spiaggia, prima che sia troppo tardi. Il numero chiuso o l’accesso programmato, come si voglia chiamarlo sembra uan soluzione non più rinviabile, anzi da prendere subito. E questo è un compito dell’amministrazione comunale di Stintino che in questa scelta è sostenuta da associazioni ambientaliste e da quanti hanno davvero a cuore il futuro della spiaggia. (p.f.)



Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative