La Nuova Sardegna

Sassari

Prostitute nei night ieri in tribunale raffica di condanne

Prostitute nei night ieri in tribunale raffica di condanne

SASSARI. Un processo lunghissimo e quaranta imputati. Soltanto ieri sera il collegio presieduto dal giudice Pietro Fanile ha letto il dispositivo, una sentenza corposa che ha condannato la maggior...

19 settembre 2017
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SASSARI. Un processo lunghissimo e quaranta imputati. Soltanto ieri sera il collegio presieduto dal giudice Pietro Fanile ha letto il dispositivo, una sentenza corposa che ha condannato la maggior parte delle persone coinvolte, poche assoluzioni (in ogni caso per reati minori) e diverse prescrizioni.

Si tratta dell’inchiesta sul giro di ragazze ungheresi fatte prostituire in alcuni night del Sassarese. Durante gli anni in aula è stato ricostruito il traffico scoperto nel 2001 dalla polizia che, dopo lunghe indagini, sigillò quattordici locali notturni e arrestò diciotto presunti sfruttatori di donne.

Due i filoni dell’inchiesta e, almeno in un primo momento, 48 imputati i cui nomi però si ripetevano spesso nei procedimenti. Più degli accusati, gestori dei night e loro dipendenti, all’epoca degli arresti era conosciuto il nome dei locali. Tra questi il Rotang di Ottava, il Prince alla Landrigga, il Montecarlo ad Alghero. E poi – per citarne alcuni – l’Ambra a Lu Bagnu, la Lanterna a Uri, l’Egizia a Bancali, l’Aquarius a Lu Bagnu, il Loisiana a Sant’Orsola, il Maiss a Porto Torres.

Le accuse contestate erano quelle di sfruttamento e favoreggiamento della prostituzione, ma anche di violazione della legge sulla immigrazione. A carico di tutti gli accusati hanno pesato le intercettazioni telefoniche eseguite dalla squadra mobile della questura, ma anche le dichiarazioni di alcune delle ragazze trovate nei night club del Sassarese durante due blitz fatti nel 2001 e nel 2003. Identico, secondo le tesi dell’allora pubblico ministero Andrea Garau, il sistema di reclutamento. Le ragazze venivano portate in Sardegna dai paesi di origine, quasi sempre l’Ungheria, e nella migliore delle ipotesi finivano in un privè con l’ordine di essere «carine» con i clienti. (na.co.)

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