La Nuova Sardegna

Sassari

Perde una gamba, indagati otto medici

di Nadia Cossu
Perde una gamba, indagati otto medici

L’arto amputato a un paziente di 62 anni dopo un intervento di angioplastica coronarica. In corso un incidente probatorio 

20 settembre 2017
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SASSARI. A ottobre del 2015 si era sottoposto a un intervento di angioplastica coronarica all’ospedale San Martino di Oristano e a ottobre dello stesso anno i medici di Sassari gli hanno amputato la gamba sinistra andata in cancrena. Ora sarà un incidente probatorio a stabilire se a provocare la necrosi dell’arto siano state le complicanze sopraggiunte dopo la prima operazione e gli interventi successivi. La perizia medico legale chiesta dalla Procura e accordata dal gip di Oristano Annie Cécile Pinello è cominciata alcuni giorni fa e verrà discussa nell’udienza preliminare che si terrà a gennaio.

L’inchiesta. Proprio per consentire di fare chiarezza sull’intera vicenda che ha come protagonista un paziente di 62 anni residente a Sassari, la pm di Oristano Rossella Spano ha iscritto nel registro degli indagati (con l’ipotesi di reato di lesioni colpose) otto medici. Si tratta di Stefano Naccarato, 48 anni, e Sergio Musto D’Amore di 38, della Cardiologia del San Martino; Michele Portoghese, 57 anni, Giangiacomo Carta di 36, e Mirko Muretti di 42, tutti cardiochirurghi al Santissima Annunziata di Sassari; e poi gli ortopedici Giorgio Patta, 62 anni, Sandra Puggioni di 53 e Paolo Saba di 39 anni.

La storia. La storia ha inizio due anni fa proprio al San Martino dove il paziente – che si è affidato alla tutela degli avvocati Claudio Mastandrea e Salvatore Galleri – viene operato per problemi cardiaci. Stando alla denuncia presentata alla Procura della Repubblica, durante l’operazione di accesso all’arteria femorale, mentre veniva introdotto lo “stent” (un piccolissimo cilindretto a maglie metalliche che viene impiantato nelle coronarie per riaprirle quando sono otturate da placche aterosclerotiche), «si è verificata la rottura dell’estremità distale della guida». A quel punto i medici avrebbero tentato di recuperare il filo metallico senza però riuscirci. E così, dopo essersi consultati telefonicamente con i colleghi dell’ospedale Brotzu di Cagliari che avevano dato la loro approvazione, avevano deciso di lasciare il filo guida lì dove si trovava. Perché si sarebbe “endotelizzato” senza alcun problema (ossia si sarebbe formato il tessuto).

Le dimissioni. A distanza di quindici giorni il paziente viene dimesso dalla Cardiologia dell’ospedale di Oristano. «Ma avevo dolori al cuore e agli arti inferiori» sosterrà lui nella denuncia. Due mesi dopo c’è un peggioramento, l’uomo si trova a Sassari e viene ricoverato all’ospedale Civile in Terapia intensiva con uno scompenso cardiaco acuto, in Cardiologia gli viene applicato un catetere. Dopo quattro giorni viene sottoposto a un nuovo intervento chirurgico per la rimozione della guida metallica che potrebbe aver causato il peggioramento delle condizioni fisiche del paziente.

L’amputazione. Da allora è un susseguirsi di complicazioni che a distanza di circa venti giorni portano il 62enne nuovamente in sala operatoria, questa volta per l’amputazione della gamba andata in cancrena.

L’incidente probatorio. La perizia medico legale dovrà dare risposta a una serie di quesiti, tra cui: se l’assistenza sanitaria prestata dai medici del San Martino che eseguirono l’intervento di angioplastica coronarica e successivamente quella dei cardiologi e degli ortopedici del Santissima Annunziata sia stata congrua, tempestiva e corretta; se una diagnosi corretta e una terapia tempestiva e congrua praticata al paziente avrebbe potuto evitare l’amputazione della gamba sinistra; se siano ravvisabili, anche sulla base degli atti, carenze, omissioni, manovre controindicate o comunque negligenza, imprudenza, imperizia nell’assistenza sanitaria.

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