La Nuova Sardegna

Sassari

Prostituzione nei night, condanne a 64 anni

Prostituzione nei night, condanne a 64 anni

Il processo su un giro di ragazze dell’Est in alcuni locali del Sassarese: assolti solo 4 dei 36 imputati

20 settembre 2017
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SASSARI. Qualcuno dei 36 imputati negli anni è morto, per qualche altro è arrivata l’assoluzione (in quattro casi perché il fatto non sussiste e in uno per non aver commesso il fatto) e alcune posizioni si sono prescritte. Resta però per la maggior parte degli imputati una condanna complessiva a 64 anni di reclusione e al pagamento di 217mila euro di multa.

È questa la sintesi del dispositivo della sentenza emessa dal collegio di giudici presieduto da Pietro Fanile nel tribunale di Sassari.

A finire nei guai erano stati i gestori di alcuni noti night del Sassarese che, in seguito all’inchiesta della Procura della Repubblica, erano stati chiusi.

In realtà i filoni dell’inchiesta erano due e l’operazione condotta dalla polizia aveva scosso il mondo dei locali notturni della zona e scavato con decisione nell’ambiente – a lungo inesplorato – dell'immigrazione clandestina e dello sfruttamento della prostituzione. Locali sequestrati, arresti clamorosi come quello di due ispettori di polizia (coinvolti in un secondo filone della stessa inchiesta).

Mentre erano stati rinviati a giudizio titolari e personale di night rinomati come il «Rotang», sulla superstrada all’altezza di Ottava, il «Night & Day» (ex Malibù) di Sorso, il «Flash Dance» di Lu Bagnu, il «Berry Night» lungo la Buddi-Buddi, il «Kiss» di Porto Torres (ex Maiss), per citarne alcuni. Secondo quanto documentato dagli uomini della squadra mobile, l’organizzazione si basava sull’affidabilità di una donna ungherese già arrestata per reati specifici che aveva una influenza notevole sulle proprie connazionali e su quella di un agente immobiliare sassarese per reclutare le donne da destinare poi nei night. Molte di queste ragazze venivano convinte a raggiungere l’Italia, e nello specifico la Sardegna, con la promessa di un lavoro regolare. In realtà entravano con un permesso di soggiorno turistico e finivano in larga parte a prostituirsi nei locali notturni tra Sassari, Castelsardo e Porto Torres e anche in ambienti privati appositamente resi disponibili dall’organizzazione (tra Platamona, Marina di Sorso e Castelsardo).

Una volta inserite nel giro, le donne dovevano come primo impegno restituire il costo del biglietto del viaggio (che veniva anticipato solitamente dai titolari dei night), quindi versare una percentuale sui guadagni che mediamente era di quindici-venti euro al giorno. (na.co.)

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