La Nuova Sardegna

Sassari

Bimba morta, l’avvocato: «La madre non fu ascoltata»

La piccola è stata partorita senza vita alle Cliniche S.Pietro ai primi di settembre Il legale: la mia assistita non rifiutò il ricovero, chiese accertamenti e non li ebbe

24 settembre 2017
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SASSARI. Mentre i consulenti incaricati dalla Procura sono al lavoro da tre giorni per accertare la causa della morte della bimba partorita senza vita da una 34enne, l’avvocato Pietro Leo che tutela i genitori della piccola parla a nome dei suoi assistiti: «Non corrisponde assolutamente al vero che i sanitari delle Cliniche San Pietro abbiano consigliato alla mia assistita il ricovero e che lo stesso sia stato rifiutato. Anzi. In realtà la signora, pur essendo stata colposamente indotta a ritenere che il decorso della gravidanza fosse normale, ha più volte richiesto approfonditi accertamenti sullo stato di salute del feto senza ottenere alcun valido supporto dal personale dell’ospedale».

Sarà l’autopsia disposta dal sostituto procuratore Carlo Scalas a stabilire cosa sia accaduto nell’ospedale di viale San Pietro ai primi di settembre. La donna (in gravidanza a termine) era andata alle Cliniche perché quel giorno aveva avuto delle perdite e temeva per il suo piccolo. Il ginecologo di turno le aveva fatto il tracciato dal quale sarebbe emerso che tutto procedeva nella norma e la donna era quindi andata a casa. Il giorno successivo era tornata in ospedale con le doglie, pronta quindi a far nascere la sua bambina. Portata in sala parto la donna ha però messo al mondo la piccola senza vita.

La coppia ha deciso di rivolgersi alla magistratura per capire cosa sia successo e se ci siano state omissioni o negligenza da parte del personale sanitario. La Procura, come atto dovuto, ha iscritto nel registro degli indagati il ginecologo delle Cliniche facendo riferimento all’articolo 17 della legge speciale 194 del 1978 che all’articolo 17 punisce con una pena da tre mesi a due anni «chiunque per colpa cagiona a una donna l’interruzione della gravidanza o un parto prematuro».

Ora spetterà ai consulenti – in base all’esito dell’autopsia – far luce sulle cause della morte e dire quando questa sia avvenuta, quali fossero le condizioni generali della donna e del feto prima dell’aborto e se ci fossero delle patologie a loro carico. Ma tra le altre cose – a dimostrazione del fatto che l’accertamento di eventuali responsabilità non riguarderà soltanto il ginecologo delle Cliniche San Pietro – i consulenti dovranno anche dire a quali esami sia stata sottoposta la paziente al pronto soccorso ginecologico della Aou e da quali medici. E, ancora, dovranno spiegare quali sono le linee guida da seguire in casi di questo tipo e accertare se il personale medico che ha visitato la donna le abbia rispettate. (na.co.)



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