La Nuova Sardegna

Sassari

La vallata delle cento sorgenti prodigiose

La vallata delle cento sorgenti prodigiose

La storia e le leggende che circondano la nascita di un luogo particolarmente caro agli antichi romani

02 ottobre 2017
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BENETUTTI. La storia delle terme è avvolta da racconti leggendari che risalgono ai tempi dell’impero romano. Si narra che accanto a ciascuna delle oltre cento sorgenti naturali fosse collocata una pietra sulla quale era inciso il nome della malattia o della parte anatomica che quelle acque erano in grado di guarire. Ne sono testimonianza i nomi stessi delle sorgenti come “Su anzu de sos ogros” (il bagno degli occhi), “de sos nervios” (dei nervi), “de s'istogomo” (dello stomaco), “de sa entre” (del ventre), "de sa gutta" (della paralisi, dell’apoplessia) e "de sas dentes" (dei denti).

Sfruttando le “Aquae Lesitanae”, che presero il nome della città di Lesa che lì si estendeva, i romani diedero vita ad una frequentata stazione termale. Alcune testimonianze risalgono al Seicento quando il dottor Martino Carillo, canonico della chiesa metropolitana di Saragozza, racconta al re di Spagna Filippo III, nel 1611, le ricchezze della Sardegna: «Vi sono nel regno molti bagni d'acqua calda e temperata, e particolarmente nel Goceano, ove si vedono le inscrizioni su pietre dei mali che dette acque curano. Si vedono ancora diverse costruzioni dell'epoca romana, dai Romani costruite, perché amanti di detti bagni. Queste costruzioni, per l’incuria dei locali, sono ora in rovina. Gli antichi scrittori fanno gran menzione di detti bagni. Solino Giulio dice che vi erano fonti e bagni che sanavano ogni sorta di mali, saldavano le ossa rotte e curavano dal veleno e dalle infermità degli occhi». Sulla cima del colle della regione di San Saturnino fa capolino l’omonima chiesetta campestre fondata, si pensa, dai padri Camaldolesi nel 1162. Anche la chiesa è un simbolo dell’efficacia delle cure termali: rappresenta il ringraziamento per tutte le “prodigiose” guarigioni che le acque termali hanno facilitato nel corso dei secoli. Ne sono ulteriore testimonianza gli ex-voto custoditi nella chiesetta. Il nome stesso del paese, secondo la leggenda, deriverebbe dalla rabbia dei medici del circondario: per i benefici che l’acqua termale di San Saturnino procurava stavano “tutti bene” e quindi non avevano bisogno del medico. Un’altra interpretazione deriva dal latino "bene tutus" ovvero “ben sicuro, ben protetto”. (el.cor.)

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