La Nuova Sardegna

Sassari

Giave è in prima linea per il futuro dell’Alivesi

di Emidio Muroni
Giave è in prima linea per il futuro dell’Alivesi

Il consiglio comunale contesta la riforma e chiede di salvare l’ospedale di Ittiri  Nella delibera si auspica un identico intervento anche per il presidio di Thiesi

10 ottobre 2017
2 MINUTI DI LETTURA





GIAVE. Giave tende un mano all’ospedale Alivesi. Il consiglio comunale, presieduto da Mariantonietta Uras, ha discusso i giorni scorsi su un ordine del giorno riguardante la riconversione dell’ospedale di Ittiri e deliberato di chiedere la parziale revisione del piano di riqualificazione della rete ospedaliera sarda e contro la riconversione dell’Alivesi.

Un segnale importante del giusto interesse e dell’attenzione con la quale è seguito lo sviluppo dei lavori dell’assessorato regionale alla sanità e della volontà dei piccoli centri di opporsi a balzi in avanti, pericolosi e controproducenti per il futuro sanitario del Meilogu. Nella delibera è stato chiesto alla sindaca un identico intervento per eventuali azioni in favore dell’ospedale di Thiesi. È un segnale, sicuramente non nuovo, della situazione di malcontento che le proposte di riqualificazione della rete Ospedaliera, che pure stenta a decollare, sta generando negli amministratori locali, in particolare dei piccoli centri che si sentono penalizzati dalla chiusura di molti degli attuali servizi presenti, e funzionanti, nel territorio e dalla proposta di nuove strutture, non sempre facilmente raggiungibili in tempi celeri e pertanto non adeguate a garantire una sanità puntuale e interventi immediati. È stato preso in esame il caso dell’ospedale Alivesi, che dovrebbe essere convertito in ospedale di comunità, con raccordo con altri servizi territoriali e un modulo d’assistenza prevalentemente infermieristico con assistenza medica, assicurata da medici di medicina generale. Attualmente ospita la radiologia, il centro prelievi, e diversi servizi di specialistica ambulatoriale (cardiologia, diabetologia, endocrinologia, neurologia, neuropsichiatria infantile, logopedia, ortopedia ed oculistica). Identica considerazione potrebbe farsi per l’ospedale di Thiesi al quale recentemente sono state tolte alcune specializzazioni per trasformarlo in un centro di degenza per malati pseudo terminali. Per il Meilogu hanno da qualche tempo, unitamente all’ex ospedale Manai di Bonorva, rappresentato importanti centri sanitari ai quali gli utenti potevano rivolgersi per gli interventi di primaria necessità. Gli altri ospedali, com’è fatto notare nella delibera sono distanti almeno 40 chilometri. «La riforma mortifica i piccoli paesi - è stato osservato - prevale sempre la logica del risparmio. Finora abbiamo avuto una sanità di serie B - è stato detto - ma ormai possiamo parlare di sanità di serie C, sia per il presente, ma ancora di più per il futuro. Per i cittadini del Meilogu è richiesto un ospedale, non una casa di riposo».

In Primo Piano
L’intervista

Giuseppe Mascia: «Cultura e dialogo con la città, riscriviamo il ruolo di Sassari»

di Giovanni Bua
Le nostre iniziative