La Nuova Sardegna

Sassari

L’ombra degli incendiari sul rogo di Bottidda

Troppi fuochi in un’area isolata e difficile da raggiungere. Un’ordinanza per vietare l’accesso alla zona

14 ottobre 2017
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BOTTIDDA. Un rogo divampato nella mattinata di mercoledì scorso nel colle “Sa corona”, a nord del paese, ha causato l’intervento di un elicottero della Protezione civile con base operativa ad Anela. Qualcuno ha bruciato rovi e sterpaglie ma poi non è stato possibile contenere il fronte del fuoco. Forse una folata di vento di troppo e la situazione è sfuggita di mano, o forse, come si pensa nel paese, un atto voluto.

«Non è la prima volta che qualcuno appicca il fuoco in quel posto», ha detto con rammarico e un po’ di rabbia il sindaco di Bottidda Daniele Cocco. Sul posto, che si trova sulla sommità del monte “Sa corona” ed è difficilmente raggiungibile a piedi, oltre l’elicottero della Protezione civile, sono intervenuti a terra gli operatori di Forestas e la Compagnia barracellare del posto.

«Sebbene il fuoco fosse di dimensioni ridotte, l’inaccessibilità al luogo ha fatto attivare i soccorsi via cielo», ha continuato Cocco. “Sa corona” non è vergine di incendi, tant’è che il primo cittadino sta pensando di emettere una ulteriore ordinanza di divieto di accesso. Già nel 2004 infatti un’ordinanza vietava l’uso e l’accesso ad alcuni punti de “Sa corona”.

Nel territorio a macchia mediterranea altri incendi e roghi si sono verificati di frequente. Solo nell’ottobre 2016 la zona è stata colpita da cinque incendi. «Chi commette questi atti non si rende conto del danno che arreca – ha spiegato Cocco –. Il pericolo maggiore consiste nel dissesto idrogeologico di quel territorio: i grossi massi sovrastanti hanno come unica barriera gli alberi naturali presenti».

La zona che sovrasta il paese di Bottidda è caratterizzata da una fitta e rigogliosa vegetazione composta di alberi e arbusti, sopra di essi i massi. «Dopo il 2004 gli incendi parvero scomparsi, infatti la zona rinacque e la vegetazione tornò rigogliosa ma adesso ci troviamo punto e a capo. Se vengono a mancare gli alberi manca la barriera naturale che ferma i massi. Già sono presenti barriere paramassi che evitano la loro caduta, ma il terreno è precario, un fuoco sarebbe dannosissimo. L’impianto di videosorveglianza che nel paese si sta mettendo a punto servirà anche per contrastare queste azioni che ritengo vergognose. I piccoli comuni hanno bisogno di sicurezza anche da questo punto di vista e con le telecamere potremo tenere sotto controllo il territorio».

Elena Corveddu

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