La Nuova Sardegna

Sassari

L’occasione perduta della “nostra” Meridiana

di Andrea Mascia*
L’occasione perduta della “nostra” Meridiana

L'INTERVENTO - Tre anni fa la battaglia delle magliette rosse. La Sardegna deve ribaltare l'equazione mare=ostacolo e considerare il mare come ponte per il mondo

17 ottobre 2017
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Tre anni fa, con il mio collega e amico Alessandro Santocchini, salivamo sul Palo faro dell'aeroporto Costa Smeralda che, da quel momento, diventò il simbolo dei lavoratori Meridiana minacciati dal licenziamento. Per molti fu una forte azione di coraggio, per altri un atto irresponsabile; per Alessandro e me fu solo un civile contributo ad una delle tante vertenze di lavoro che affliggono la nostra isola.

Io dico sempre che il lavoro è la terza essenza dell'uomo e come tale, credo che tutti abbiamo il dovere di difenderlo con forza e coscienza. E oggi che sono trascorsi pochi giorni dal tanto atteso closing con il Fondo Sovrano del Qatar, credo che, nel suo insieme, l'opposizione delle Magliette Rosse, abbia sollecitato la mediazione governativa con il nuovo partner contribuendo in qualche misura allo sviluppo delle dinamiche che, potrebbero fare di Meridiana la prima compagnia aerea italiana.

È certo però che la ristrutturazione e la delocalizzazione di quella che rappresentava nei cieli europei un grandissimo valore identitario della Sardegna, ha comportato anche una pesantissima perdita di lavoro. E ciò, è avvenuto in una Sardegna che ancora versa in profonda crisi economica nella quale, il lavoro che si perde è maggiore di quello che si genera e dove tanti discutibili progetti di servizi e sviluppo, rimangono sulla carta o diventano eterni cantieri oppure cattedrali nel deserto. In un contesto mondiale dinamico e competitivo tutto ciò evidenzia l'inconsistenza di tutto il sistema politico ed economico sardo nonché la nostra scarsa volontà di riformarci e imparare a cogliere tutte le grandi opportunità di cui disponiamo.

Quel 15 ottobre di tre anni fa ha comportato in me un importante cambiamento e da allora, non ho più pilotato un aeroplano Meridiana ma, la mia vita è un libro di tante pagine e così, oggi mi trovo a scriverne un nuovo ed emozionante capitolo. Nonostante ciò, non c'è giorno che i miei ricordi non mi portino a pensare a cosa è stata per me Meridiana, al valore che ha sempre rappresentato per la Sardegna e al vuoto che sta lasciando nella terra che l'ha aiutata a diventare grande. Il mio dispiacere si amplifica quando penso alla complementarità mancata tra Sardegna e Meridiana a causa di reciproche responsabilità.

E così, con una compagnia identitaria quasi unica al mondo, la Sardegna non ha saputo crescere come hanno fatto invece molte altre isole di altri mari che, certamente, non hanno le risorse della nostra terra ma hanno però saputo fare della propria insularità, la loro principale economia. Con l'atavica teoria dell'alibi, noi sardi continuiamo ad attribuire al mare che ci circonda, una buona parte del nostro ritardo economico. Perché invece non impariamo a considerare l'insularità come la nostra più grande risorsa economica e culturale?

La Sardegna deve assolutamente ribaltare l'equazione "mare=ostacolo" ed iniziare a considerare il suo mare azzurro come il ponte che la unisce al resto del mondo. Ripartiamo dai valori identitari smarriti e, anziché puntare ad essere "Natzione", creiamo una Sardegna forte nelle tradizioni, nell'organizzazione e nella qualità dei suoi servizi e dei suoi prodotti. Ma per far ciò, dovremmo avere politiche più efficienti e programmi d'istruzione e formazione customizzati alle nostre esigenze economiche, dovremmo essere autonomi nel servizio dei trasporti marittimi e aerei per non dipendere dagli umori e dalle speculazioni di altri vettori e quindi, non rischiare di cadere in ingiustificabili errori o errate interpretazioni in sede europea come è appena accaduto in occasione di quest'ultima assegnazione del Continuità Territoriale.

Dobbiamo essere sempre più Sardegna, sempre più capaci e autonomi ma anche sempre più Italia e sempre più Europa.

Dobbiamo ristrutturare la nostra meravigliosa terra e farne la Sardegna del terzo millennio nella quale, lo sviluppo sostenibile abbia la meglio sulle difficoltà economiche e sulle crisi del lavoro.

*Ex dipendente MeridianaFly



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