La Nuova Sardegna

Sassari

Anela tra i boschi inventa il futuro

di Nadia Cossu
Anela tra i boschi inventa il futuro

Nel paese più antico del Goceano si respira aria di rinascita. Orgoglio, storia e ottimismo per uscire dallo spopolamento

23 ottobre 2017
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INVIATA AD ANELA. Due fiocchi appesi, il primo azzurro sul portone di una casa in via Fonte, il secondo rosa, soltanto dieci metri più avanti, in via Sassari. E il silenzio del centro storico di Anela, alle 11 del mattino, viene improvvisamente spezzato dal bellissimo – e beneaugurante – vagito di due bambini che si sono appena affacciati alla vita.

Non ti aspetteresti di vedere questo, camminando per i ripidi e colorati viottoli di un paese sovrastato dal bosco che ultimamente appare sulle cronache dei quotidiani come esempio tipico di un fenomeno che accomuna diversi piccoli centri dell’isola: lo spopolamento. Una realtà di fronte alla quale però la popolazione di Anela reagisce con una smorfia di dissenso. Si stanno impegnando per frenare il calo demografico, e non solo allargando la famiglia ma investendo energie e idee per realizzare progetti che diano lavoro e che convincano i giovani a restare in paese. E ci stanno riuscendo.

Una giunta giovane e attiva. Il primo esempio lo danno loro: gli amministratori. Un sindaco di 46 anni, un vice di 42, assessori di 43 e 46, consiglieri tra i 26 e i 36 anni. Sono proprio loro ad aver preso le redini del municipio dopo due anni di commissariamento. «Ho deciso di mettermi in gioco – spiega il sindaco Damiano Mulas, originario di Benetutti ma dal 2010 anelese acquisito – perché nella mia squadra avevo degli amici prima ancora che degli alleati di lista. Volevamo far ripartire il paese nel quale viviamo e dove alcuni sono tornati apposta per costruire famiglia e futuro». La conferma arriva dal suo vice, Giangiuseppe Nurra: «Non potrei vivere altrove, dopo la laurea in Lettere a Sassari sono voluto rientrare ad Anela e qui mi sono sposato. Il paese è molto bello, c’è tanto da fare e noi stiamo lavorando per realizzare progetti interessanti nei quali crediamo».

Paese suggestivo. Seicentoquarantacinque residenti in un piccolo centro che ha un fascino quasi inaspettato. Le case aggrappate alla montagna sono variopinte, c’è silenzio ma l’atmosfera non è cupa. I volti degli anziani che chiacchierano seduti sulle panchine non hanno un’espressione triste, e se prima sollevi e poi giri lo sguardo a 360 gradi i tuoi occhi te ne saranno grati. Perché se è vero che l’etimologia del termine “Anela” ricorda la fatica che i romani incontrarono per entrare nel paese (anhelus significa stretto, impervio, difficile da raggiungere) è altrettanto evidente che agrifogli, castagni, lecci, roverelle, cedri dell’Atlante e persino i più antichi faggi, ripagano ampiamente la fatica.

La montagna. Un panorama straordinario e un’aria che rigenera i polmoni nel paese più antico del Goceano che si sviluppa attraverso la piana di San Saturnino e le zone collinare, montana e pedemontana. Un territorio per il 42 per cento boscoso con due vette che dominano a 1158 metri d’altezza (Punta Masiennera) e a 1157 (Punta Masiedda). Ecco perché la forestazione occupa molti giovani di Anela e del resto del Goceano diventando uno dei punti di forza per lo sviluppo turistico. Anche se, dall’altra parte, proprio questo tipo di attività ha contribuito ad allontanare le nuove generazioni dagli impieghi tradizionali dell’artigianato, ad esempio il ricamo. Ma anche dalla stessa pastorizia. Però il futuro è qui: il campeggio montano, le escursioni in mezzo alla natura tra laghetti e piante rare, un turismo di montagna che coniughi natura e cultura.

La necropoli. Anela è un paese ricco di storia. Nella zona pedemontana vale la pena certamente ricordare la necropoli di Sor Furrighesos che risale alla seconda parte del terzo millennio avanti Cristo. Un luogo dove esiste la più alta concentrazione di arte ipogeica in Sardegna e sicuramente, come confermò l’archeologo Giovanni Lilliu, «tra le più importanti del Mediterraneo». A questi scavi l’archeologa Giuseppa Tanda ha dedicato numerose pubblicazioni. Diciotto ipogei che raccontano attraverso bassorilievi rituali un importantissimo pezzo di storia sarda.E che dire della chiesa di Santa Maria di Mesumundu, consacrata nel 1162, di stile tra il romanico e il gotico e tanto cara alla giudicessa Eleonora d’Arborea? O dell’insediamento fortificato bizantino di San Giorgio vicino al campeggio montano? Con una cinta muraria all’interno della quale sono stati trovati i resti delle fondazioni delle case dell’antico abitato, oltre a ceramiche, ossa, tombe.

I buoni propositi. Valorizzare il territorio, quindi, portare turismo, ma prima di ogni altra cosa «mantenere i servizi essenziali come scuola, medico di base e casa di riposo» puntualizza il sindaco. «I progetti in cantiere vanno avanti ma la difesa dei servizi primari sarà sempre una nostra priorità. Se scompaiono queste realtà è a rischio la sopravvivenza dei piccoli paesi».

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