La Nuova Sardegna

Sassari

La “fattoria delle onde” deve ripartire dal Via

di Giovanni Bua
La “fattoria delle onde” deve ripartire dal Via

La Regione apre la valutazione ambientale per la “Wave farm” all’Argentiera Il consiglio comunale vota unanime una mozione in cui si invita a vigilare

23 ottobre 2017
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SASSARI. La «wave farm», la fattoria delle onde che la beneventana Ten Project vorrebbe piantare un chilometro e mezzo al largo della costa dell’Argentiera, dovrà letteralmente ripartire dal via. L’assessorato alla Difesa dell’ambiente della Regione ha infatti chiesto alla società di San Giorgio del Sannio di attivare la procedura di “verifica di assoggettibilità a valutazione di impatto ambientale”, la cosiddetta Via, visto che l’area individuata dall’intervento e sottoposta a diversi gradi di vincolo paesaggistico.

La fattoria. Una richiesta che congela di fatto l’iter della richiesta di concessione demaniale della durata di 20 anni di uno specchio d’acqua di circa 5 ettari per «realizzare e mantenere un impianto off-shore di generazione di energia elettrica di fonte oceanica» arrivata sui tavoli della capitaneria di porto di Porto Torres il 13 dicembre 2016 e divenuta ufficiale, dopo una serie di integrazioni richieste, lo scorso 1 febbraio.

Il ministero. Iter complesso, di responsabilità (vista la durata della concessione) del ministero delle infrastrutture e dei trasporti , ma che doveva coinvolgere (e più avanti coinvolgerà) tutti gli Enti, a vario titolo, coinvolti. A iniziare dal Comune di Sassari, dentro il territorio del quale ricade il tratto della costa interessato, e che dovrà inoltre rilasciare tutta una serie di autorizzazioni per lo «scarico a terra» dell'energia, previsto tramite cavi sottomarini che raggiungeranno una cabina di distribuzione costruita sulla la costa.

Il colpo. E proprio il Comune nell’ultima seduta del consiglio comunale ha “battuto un colpo”, approvando all’unanimità una mozione presentata dal consigliere comunale di “Sassari è” Enrico Sini, che ha inglobato un’interpellanza depositata dal M5S, che «considerando il fatto che nel nostro comune sono già presenti importanti impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, con vantaggi da verificare per il nostro territorio, impegna sindaco e giunta a occuparsi in modo efficace di questo nuovo tipo di sfruttamento del territorio, in questo caso marino, che non può non coinvolgere in modo diretto il Comune di Sassari, e che potrebbe compromettere le caratteristiche ambientali delle nostre coste».

I litorali. Una presa di posizione interlocutoria, con il Comune che è ancora ben lontano dal “toccare palla” nel complesso cammino che il progetto dovrà fare riprendendo dal primo passo. Con gli uffici di Palazzo Ducale che comunque hanno già risposto, come ha sottolineato l’assessore all’Ambiente Fabio Pinna, a una richiesta di congruità urbanistica fatta dalla Capitaneria di Porto, rilevando una serie di carenze di natura progettuale su come verrà realizzato il trasferimento dell’energia prodotta dall’impianto, e ricordando che è stato approvato un piano di utilizzo dei litorali che in quella parte della costa prevede tre future concessioni demaniali, seguendo un chiaro orientamento di valorizzazione dal punto di vista turistico di tutta la costa, che potrebbe essere ostacolato da un intervento potenzialmente invasivo.

Green. «Vigileremo – ha sottolineato il sindaco Nicola Sanna – ben sapendo che il secolo del carbone e del petrolio è finito. E che la produzione di energie senza scorie è l’unica via da seguire. Certo le scorie non sono solo quelle prodotte dagli impianti, e quindi siamo pronti a presentare tutte le osservazioni necessarie per tutelare la vocazione turistica della costa, le sue peculiarità ambientali, e anche quelle “lavorative” relative al comparto pesca. Ma è evidente che non possiamo sottrarci, qualora il progetto sia sostenibile, a sostenere l’iniziativa».

Ricadute. I nodi insomma prima o poi verranno al pettine. Anche se nessuno sembra ancora volersi imbarcare in un complesso dibattito sulle effettive ricadute sul territorio degli impianti di energia “green”, peraltro già fortemente presenti nel Sassarese, senza prima vedere le carte che la Ten Project riuscirà a mettere sul tavolo.

Rimande il fatto che, se le wave farm sono l’avanguardia dell’energia sostenibile visto che producono elettricità dal solo movimento delle onde, per ora sono molti i tasselli mancati al progetto presentato dalla ditta campana.

I nodi. Sull'impatto ambientale non è stato fatto nessuno studio su flora, fauna e ambiente marino, ritenuti trascurabili, ad esempio. «E a noi risulta che nel tratto di mare che sarebbe occupato dalla wave farm ci siano grandi distese di Posidonia Oceanica – sottolinea Sini – e non canaloni di sabbia, come affermato dalla società, che arrivano fino nel punto previsto per lo sbarco del cavo a terra».

Altra criticità è l’impatto visivo. I moduli, secondo quanto assicura la Ten Project, che ha fatto installazioni simili anche in luoghi di grande pregio turistico come Pantelleria, non sono assolutamente impattanti. E, secondo le simulazioni, non sarebbero visibili dalla spiaggia dell’Argentiera, per la copertura di un promontorio roccioso, e solo parzialmente visibili da Porto Palmas e dall’affaccio al mare all’ingresso del borgo minerario. «La società però – attacca Sini – ha preso dei punti di vista quasi a livello del mare o non panoramici». L'impianto si trova poi in un tratto di mare frequentato da molte imbarcazioni da diporto e da pesca che navigano sulla rotta Stintino-Alghero. «Inoltre è da non sottovalutare anche la distanza dai porti più vicini di Alghero e Porto Torres – chiude Sini – da cui dovrebbero partire eventuali mezzi di intervento in caso di incidenti o danni alle strutture». Insomma, la partita si annuncia complicata. Ed bene è che, per giocarla, si debba ripartire dal Via.

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