La Nuova Sardegna

Sassari

Cargeghe e l’integrazione lavoro per otto migranti

di Pietro Simula
Cargeghe e l’integrazione lavoro per otto migranti

I rifugiati provenienti da alcuni paesi africani presteranno attività volontarie Si occuperanno della pulizia del paese e di manutenzioni per conto del Comune

25 ottobre 2017
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CARGEGHE. Dopo una prima esperienza coi migranti piuttosto traumatica, che aveva visto Cargeghe occupare pagine di cronaca per l’emergenza scoppiata qualche tempo fa a Campomela con forme di protesta organizzate sin dentro il paese, la comunità trova ora una soluzione equilibrata di buona e pacifica convivenza con un progetto che sta riscuotendo consensi sia a livello sociale che politico.

La strada da percorrere? Il lavoro volontario come strumento di integrazione: offrire, cioè, la possibilità di un lavoro volontario a favore della comunità che li ospita, un modo per interagire con gli abitanti del paese, magari partendo dalle singole storie che stanno all’origine di ciascun caso.

Questo, in sintesi, il senso del progetto che il Comune di Cargeghe, insieme ad altri tre in Sardegna, ha visto riconosciuto e che è stato finanziato dalla Regione.

Nelle prossime settimane, una volta ultimati gli aspetti burocratici e alcune attività preparatorie, saranno otto i migranti provenienti da diversi paesi africani (tra cui Nigeria e Ghana) a prestare alcune ore a servizio della comunità, svolgendo attività nel campo della pulizia urbana e piccoli interventi di manutenzione per conto del Comune che, insieme alla Cooperativa Regina Margherita di Sassari, che gestisce il centro di accoglienza che li ospita per conto dello Stato, ha presentato il progetto.

«È bene precisare – spiega il sindaco Franco Spada – che non si tratta di una forma di assistenza né di occupazione, ma di una forma di conoscenza e integrazione tramite il servizio volontario».

Il primo passo in questo senso per le due comunità, quella dei residenti e quella dei migranti, che fino ad oggi si sono guardate con rispetto, ma a distanza, senza una vera interazione, se non in occasioni sporadiche. Il progetto dovrà essere concluso entro l'anno: in base ai suoi esiti si valuterà quali altre azioni potranno essere attuate, magari con il coinvolgimento anche di altri attori sociali, come la parrocchia, la scuola e le associazioni.

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