La Nuova Sardegna

Sassari

Fuoco e paura nell’area protetta

di Salvatore Santoni
Fuoco e paura nell’area protetta

Gigantesco incendio nello stagno di Platamona, decine di uomini impegnati per tutta la notte

28 ottobre 2017
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SORSO. Incendiari in azione allo stagno di Platamona. Ieri pomeriggio, intorno alle 16, un incendio appiccato nella zona Sud-Est dello specchio d’acqua tutelato dalla Ue ha mandato in fumo alcuni ettari di vegetazione palustre. L’intervento dei soccorritori si è protratto fino a tarda sera rendendo le operazioni di spegnimento un autentico inferno.

Quello di ieri è il rogo più grave degli ultimi anni che ha interessato la zona speciale di conservazione (Zsc).

Maestrale e acquitrino. Sul rogo hanno lavorato tre squadre dei vigili del fuoco di Sassari e un’altra di quelli di Porto Torres, gli addetti dell’agenzia Forestas e della protezione civile. Le squadre antincendio hanno lavorato in condizioni proibitive: da una parte il maestrale che spingeva le fiamme sul canneto a velocità impressionante; dall’altra i mezzi di soccorso che non potevano essere avvicinati all’argine per non rischiare di impaludarli.

In ogni caso, le fiamme sono sempre rimaste sotto controllo. Il rischio più grande da scongiurare è che il fuoco, correndo sull’argine, arrivi fino alla strada provinciale 60, unica linea tagliafuoco tra la zona paludosa e la pineta di Platamona: su questo si sono concentrati nella notte i soccorritori. Sul posto sono intervenuti anche i carabinieri del radiomobile di Porto Torres e i vigili urbani di Sorso e Sassari.

Paura in casa. Il quarto d’ora peggiore l’ha vissuto Emanuele Ghionzoli. Lui abita in una delle case dietro Villa fiorita e il rogo se l’ha visto arrivare in faccia. «Mi trovavo a casa e ho notato che alcune sterpaglie bruciavano sull’argine – racconta –. Non ho dato molto peso alla cosa e sono tornato davanti alla tv. Dopo pochi minuti ho iniziato a sentire uno scoppiettio insistente come se il mio giardino stesse bruciando. A quel punto sono uscito e ho visto le fiamme alte tipo una decina di metri». «C’era una puzza di fumo pazzesco – aggiunge l’imprenditore – e il vento lo spingeva verso casa, infatti ho cenere dappertutto. A quel punto ho detto a mia moglie di non tornare a casa col bambino. Poi per fortuna il vento ha cambiato direzione e ha allontanato il rogo dall’altra parte».

La folla. Mentre l’incendio inceneriva il canneto nell’argine Sud-Est, sulla sponda opposta, quella su cui corre parallela la strada litoranea di Platamona, c’erano assiepati decine di automobilisti. In tanti armati di smartphone hanno voluto immortalare la scena con foto e video.

I precedenti. La Zsc di Platamona – promossa da poco, fino a qualche mese fa era soltanto sito di interesse comunitario (Sic) – è stata da poco inserita in un progetto di finanziamento per concorrere nei bandi europei Life e tentare il salto di qualità a zona di protezione speciale (Zps). Nonostante ciò, quello di ieri pomeriggio è il quarto incendio che minaccia l’oasi naturalistica di Platamona nel giro di un paio di anni. Il rogo più grave è stato appiccato alla fine del mese di luglio del 2016, quando le lingue di fuoco hanno divorato la sponda Sud dello stagno e minacciato il polmone verde che si affaccia sulla Rotonda. I danni vennero contenuti anche grazie all’intervento di alcuni elicotteri e canadair. Ieri sera, invece, dei mezzi aerei non si è vista nemmeno l’ombra.



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