«Mio figlio con la testa spaccata, guerriglia mai vista»
SASSARI. Prima ripete per tre volte: «Io non sono razzista, non è questo il problema». Poi si scalda perché suo figlio è al pronto soccorso con la testa rotta e i medici lo stanno ancora ricucendo...
28 ottobre 2017
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SASSARI. Prima ripete per tre volte: «Io non sono razzista, non è questo il problema». Poi si scalda perché suo figlio è al pronto soccorso con la testa rotta e i medici lo stanno ancora ricucendo con 15 punti di sutura.
«Sa, ce l’ha portato in auto mia moglie – racconta Marco Francesco Maccioccu – non l’ambulanza, e in questi casi devi anche stare attento alle parole. Perché se dico: mio figlio soccorso in auto e gli extracomunitari in ambulanza sono razzista. Ma io non sono razzista».
Marco Francesco Maccioccu è preoccupato, invece, per la guerriglia scoppiata nel quartiere dove vive da parecchi anni.
«Queste cose non le avevo mai viste, forse stanno sottovalutando – dice – poteva degenerare in qualcosa di ancora più grave. I ragazzi del quartiere stavano giocando a pallone in piazza Dettori, quello è un luogo di ritrovo abituale. A un certo punto sono arrivati più di 30 stranieri armati di spranghe, roncole e bottiglie di vetro. Lanciavano pietre, una ha sfiorato una bambina. I ragazzi del quartiere erano dieci, poi sono arrivati gli altri. É stato scontro, proprio all’ora di uscita dei bambini dalle scuole che sono lì a poca distanza. Il rischio è stato altissimo».
Il racconto è quello di una tensione latente, di una difficoltà evidente in un’area complessa dove le difficoltà dei residenti si sono sommate a quelle dei nuovi arrivati. La critica generale è rivolta alla gestione non proprio ottimale dell’integrazione, alla convivenza che sarebbe diventata quasi impossibile in spazi comuni (come piazza Dettori).
E allora lo scontro armato di ieri mattina con feriti, strade chiuse e traffico in tilt, potrebbe essere il campanello d’allarme da non sottovalutare. (g.b.)
«Sa, ce l’ha portato in auto mia moglie – racconta Marco Francesco Maccioccu – non l’ambulanza, e in questi casi devi anche stare attento alle parole. Perché se dico: mio figlio soccorso in auto e gli extracomunitari in ambulanza sono razzista. Ma io non sono razzista».
Marco Francesco Maccioccu è preoccupato, invece, per la guerriglia scoppiata nel quartiere dove vive da parecchi anni.
«Queste cose non le avevo mai viste, forse stanno sottovalutando – dice – poteva degenerare in qualcosa di ancora più grave. I ragazzi del quartiere stavano giocando a pallone in piazza Dettori, quello è un luogo di ritrovo abituale. A un certo punto sono arrivati più di 30 stranieri armati di spranghe, roncole e bottiglie di vetro. Lanciavano pietre, una ha sfiorato una bambina. I ragazzi del quartiere erano dieci, poi sono arrivati gli altri. É stato scontro, proprio all’ora di uscita dei bambini dalle scuole che sono lì a poca distanza. Il rischio è stato altissimo».
Il racconto è quello di una tensione latente, di una difficoltà evidente in un’area complessa dove le difficoltà dei residenti si sono sommate a quelle dei nuovi arrivati. La critica generale è rivolta alla gestione non proprio ottimale dell’integrazione, alla convivenza che sarebbe diventata quasi impossibile in spazi comuni (come piazza Dettori).
E allora lo scontro armato di ieri mattina con feriti, strade chiuse e traffico in tilt, potrebbe essere il campanello d’allarme da non sottovalutare. (g.b.)