La Nuova Sardegna

Sassari

Aperta un’inchiesta sull’oasi sfregiata

di Salvatore Santoni
Aperta un’inchiesta sull’oasi sfregiata

Indagini dei carabinieri. Fotografi naturalisti al lavoro a Platamona per stabilire quante specie mancano all’appello

30 ottobre 2017
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SASSARI. Aperta un’inchiesta per risalire ai responsabili del rogo che ha sfregiato l’oasi di Platamona. I carabinieri stanno indagando contro ignoti per cercare di risalire agli incendiari che venerdì pomeriggio hanno appiccato le fiamme alla zona palustre tutelata dall’Unione Europea. Nei prossimi giorni è previsto il sopralluogo degli esperti incaricati dal Comune di Sorso per fare una prima valutazione dei danni subiti dalle specie protette che erano stanziate nei venti ettari di canneto che costeggiavano l’argine sud dello stagno.

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L’inchiesta. I carabinieri del comando provinciale di Sassari hanno avviato le indagini fin dalle prime ore successive alla segnalazione dell’incendio. Mentre il fronte del rogo avanzava da sud verso est, i militari hanno setacciato le campagne attorno alla zona palustre alla ricerca di eventuali punti di innesco. A coordinare i primi accertamenti dell’inchiesta, venerdì pomeriggio sull’argine dello stagno c’era anche il maggiore dei carabinieri Emanuele Fanara. Le prime risposte che potrebbero arrivare agli inquirenti saranno con tutta probabilità contenute nella relazione dei vigili del fuoco di Sassari, che, dopo aver lavorato incessantemente per oltre dodici ore tra venerdì e sabato, sono ora al lavoro per fare il punto della situazione.

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L’indizio. Oltre all’inchiesta giudiziaria sono partite anche alcune indagini parallele non ufficiali. Infatti, nelle ore successive al rogo, per dare un volto agli incendiari si è attivato anche il mondo dei social network. In particolare, un appello è stato lanciato da una pagina dei fan di Platamona. «Ora abbiamo bisogno del vostro aiuto – hanno scritto in un post gli amministratori della pagina Facebook Platagreen –. Nei pressi dello stagno di Platamona è stata avvistata una vecchia Panda rossa, ci è stato detto che la macchina era sporca di fango e che vicino c’era del fumo. Chiediamo a qualcuno di voi che è passato in quella strada se si ricorda dei particolari, del fumo, delle luci o anche la macchina in modo da poter verificare». La segnalazione è stata condivisa da centinaia di utenti e ha scatenato anche una piccola polemica tra gli utenti, anche perché a fare indagini fai da te il rischio di prendere abbagli è dietro l’angolo. Un indizio che, se venisse confermato da altre testimonianze, potrebbe dare una mano per risalire all’autore – o agli autori – dell’ennesimo raid incendiario ai danni dell’area protetta.

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Affluenza record. Nel frattempo, sabato e domenica l’oasi naturalistica ha registrato un afflusso record come non si vedeva da molto tempo. Molti appassionati e curiosi si sono riversati lungo i camminamenti e i pontili per scrutare l’orizzonte e toccare con mano l’entità del disastro ambientale che si è consumato nei giorni scorsi. Importante anche il lavoro di alcuni fotografi naturalisti che nelle ultime ore stanno immortalando l’avifauna che abita la zona tutelata. Scatti che saranno molto importanti per verificare se e quanti esemplari di specie protette mancano all’appello.
 

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