La Nuova Sardegna

Sassari

Lezioni di antifascismo nelle scuole italiane

Marco Piana
Anna Frank
Anna Frank

INTERVENTO - Dal caso Anna Frank alla marcia su Roma si registra un funesto risveglio di atti e manifestazioni ispirate al periodo più buio attraversato dall’umanità

30 ottobre 2017
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In questa nostra Repubblica nata dalla lotta al nazifascismo, c’è ancora chi annuncia che il prossimo 28 ottobre commemorerà il novantacinquesimo anniversario della Marcia su Roma, cioè di quella manifestazione che, col patrocinio della monarchia e del primo ministro Luigi Facta diede, nel 1922, la Stura a quella ventennale tragedia vissuta dal popolo italiano.

Tutto questo avviene al culmine di altre “effervescenze” neofasciste verificatesi durante l’ormai trascorsa stagione estiva. Si è iniziato con “l’attenzionare” e intimidire il parroco di Vicofaro, un comune del Pistoiese, che aveva portato a fare un bagno in piscina dei migranti, e provocatoriamente si è addirittura presidiata la celebrazione di una messa da parte di detto parroco per verificarne l'ortodossia liturgica. Altro caso, la vicenda di un certo onorevole (non onorabile) che deride il collega parlamentare Fiano, del partito democratico, ironizzando sulla pratica della circoncisione in uso fra gli adepti di religione ebraica, cui l'onorevole Fiano appartiene.

Ancora: sempre durante l'estate il proprietario di uno stabilimento balneare di Chioggia tappezza di manifesti inneggianti al fascismo e al Duce tutte le pareti dell'opificio vacanziero, mentre i muri della Capitale d'Italia sono tappezzati dalla riproduzione di un manifesto xenofobo che altro non è se non la riproduzione esatta di uguale manifesto, commissionato dalla Repubblica di Salò, per demonizzare lo sbarco dei soldati afroamericani che in Italia venivano a morire per liberarci dal giogo nazi-fascista. Ultimo episodio, disumano e allarmante, la comparsa dell’effige della martire ebraica Anna Frank, in uno stadio calcistico della capitale, vestita con la maglia sociale della società calcistica Roma.

Ecco, da troppo tempo l'Italia registra un funesto risveglio di atti e manifestazioni che traggono linfa dal peggior bagaglio socio culturale dell'umanità, appunto Il nazifascismo. E’ necessario rimarcare, a tal proposito, che, quando si verificano queste condizioni, è palese segno che la politica e le istituzioni, e soprattutto la scuola, denotano gravi anomalie o carenze di operatività. Ora, lungi dal voler asserire che siamo nella condizione di “salire in montagna” e cantare “fischia il vento, urla la bufera” del Comandante partigiano Felice Cascione, sarebbe però opportuno che, per tempo, quando compaiono, si tamponassero gli “spifferi” prima che diventino impetuoso vento.

Memo male che la farsa della commemorazione annunciata da Forza Nuova è stata bloccata, ma in questo contesto, non sarebbe inopportuno che i Consigli comunali e le scuole di tutte le città, a cominciare da Sassari, dedicassero 5 minuti di attenzione a questo prepotente atto a cui la nazione non può assistere indifferente, atto a cui, sino ad ora, si è opposta solo l’Associazione nazionale dei partigiani. La scuola, soprattutto, assuma il ruolo che la Costituzione le affida.

Manca difatti una giusta narrazione pedagogica e gli insegnanti non sono messi nella condizione di sensibilizzare la popolazione scolastica nella giusta e doverosa maniera. Basterà dare uno sguardo ai testi di storia che sono in uso presso le nostre scuole e ci si renderà conto di quale tasso di omissività nei riguardi della vicenda fascista siano affetti. Io l’ho constatato de visu presso una libreria cittadina: figure come Gramsci, Pertini, Gobetti, i fratelli Rosselli, Don Minzoni, Parri, Terracini, Calamandrei e il movimento partigiano (tutto) non trovano degna menzione e doverosa narrazione. Altro che mutilare di un anno la frequenza nei licei. Si inseriscano, invece, almeno 4 ore settimanali da dedicare allo studio della Costituzione e dalla vicenda da cui la Repubblica è nata. Crescerebbe una diversa classe dirigente e avremmo una concezione della politica diversa.

Diceva lo storico del fascismo Renzo De Felice: “Io credo che il fascismo sia un fatto chiuso… ma sono convinto che se mai fosse, sarebbe molto peggiore”. Si tenga ben presente questo monito.



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