La Nuova Sardegna

Sassari

Botte e rapina al trans, due in carcere

di Gianni Bazzoni
Botte e rapina al trans, due in carcere

Sassaresi, 20 anni, fermati dalla squadra mobile a pochi giorni dal grave fatto: indagini per identificare tutta la banda

31 ottobre 2017
3 MINUTI DI LETTURA





SASSARI. Pochi giorni di indagini e gli investigatori della squadra mobile della questura di Sassari hanno chiuso il cerchio attorno a due dei quattro componenti della banda di giovanissimi che alle 5 di sabato 21 ottobre hanno massacrato di botte e rapinato un trans colombiano di 25 anni. In carcere a Bancali sono finiti Gabriele Serra e Piero Piana, entrambi appena ventenni e con piccoli precedenti di polizia: sono accusati di rapina aggravata in concorso e lesioni personali. L’attività investigativa degli agenti della squadra mobile - guidati dal dirigente Bibiana Pala - prosegue ora per identificare gli altri componenti della banda (almeno due). Nel corso delle perquisizioni è stata recuperata anche una chiave inglese ancora sporca di sangue utilizzata per colpire alla testa la vittima. É stato Piero Piana - dopo avere fornito la propria versione dei fatti - a condurre gli investigatori nel punto del centro storico dove l’arnese era stato abbandonato (lanciato sul tetto di una casa durante la fuga). Anche l’ “arma” è ora a disposizione degli specialisti della polizia Scientifica che stanno analizzando una serie di elementi raccolti, compresi gli indumenti che i due 20enni indossavano al momento in cui sono stati raggiunti dalla polizia e accompagnati negli uffici della questura. I due avevano anche segni evidenti (uno anche dei graffi). L’insieme dei gravi indizi di colpevolezza raccolti ha convinto il sostituto procuratore della Repubblica Mario Leo a chiedere l’ordinanza di custodia cautelare che è stata accolta dal gip Michele Contini. Il provvedimento è stato eseguito dagli agenti della squadra mobile e i due giovani - difesi dall’avvocato Andrea Satta - sono stati trasferiti in carcere.

Nel corso dell’attività investigativa, la polizia ha ricostruito anche quanto avvenuto il giorno precedente l’aggressione e la rapina. La banda si era presentata nell’abitazione di via Barisone e aveva preteso dal trans colombiano una catena d’oro e denaro. Il giovane straniero aveva cercato di respingerli e li aveva allontanati dopo la consegna di una somma di denaro. Ma il giorno seguente, alle 5 del mattino il gruppetto era tornato, stavolta con intenzione ben più decise e per mettere a segno la rapina. Il 25enne colombiano era stato colpito più volte anche con un tubo di ferro (così aveva dichiarato agli investigatori) che invece si è rivelata poi una chiave inglese. La vittima era stata abbandonata a terra in una pozza di sangue sull’uscio di casa. Era stato un passante - richiamato dalle invocazioni di aiuto - a fare scattare l’allarme con una chiamata al 118. Sul posto gli operatori si erano resi conto della gravità della situazione e avevano sollecitato l’intervento della polizia. La centrale operativa del 113 aveva inviato gli agenti della sezione volanti e dopo le prime informazioni era cominciata la caccia ai rapinatori. Mentre il ferito veniva accompagnato in ospedale e ricoverato con una prognosi iniziale di 30 giorni di cure (trauma cranico, fratture e una ferita alla fronte), gli investigatori della squadra mobile poco più tardi erano già sulle tracce dei presunti aggressori. Quando sono stati raggiunti nelle rispettive abitazioni, Gabriele Serra e Piero Piana indossavano ancora gli abiti delle fasi della rapina e avevano segni evidenti della violenta colluttazione.

Gli specialisti della Scientifica stanno ora completando gli accertamenti su tutto il materiale repertato e sulle tracce biologiche rilevate a casa della vittima. E sembra vicina l’identificazione anche degli altri componenti della banda.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

La Sanità malata

Il buco nero dei medici di famiglia: in Sardegna ci sono 544 sedi vacanti

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative